Papa Francesco in visita all’Europarlamento di Strasburgo aveva usato un’espressione delle sue: «Europa nonna». Il referendum inglese, a suo modo, ha confermato questa diagnosi impietosa del Pontefice latinoamericano. Analizzando i flussi del voto che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea si scopre, infatti, che fosse stato per i giovani, loro sarebbero rimasti. Lo spiega bene l’analisi dell’istituto Yougov. Circa il 75% dei votanti tra i 18 e i 24 anni ha votato per il “Remain”. Anche la maggior parte degli adulti tra i 25 e i 49 anni, quelli all’inizio o nel pieno della vita lavorativa, ha scelto la permanenza nell’Ue. Il “Remain” comincia a calare al 42% nella fascia che va dai 50 ai 65 anni per precipitare al 36% tra gli over 65, i più entusiasti e compatti per l’uscita.
Secondo un sondaggio di YouGov realizzato prima del voto, inoltre, l’opzione “Remain” era nettamente la più popolare fra i cittadini sotto i 40 anni, mentre nelle successive fasce d’età era avanti l’opzione “Leave”. La popolazione anziana inoltre, come in moltissimi altri paesi occidentali, è in maggioranza  rispetto a quella under 40: secondo il censimento del 2011, i britannici nella fascia di età 19-40 sono meno del 30 per cento rispetto alla popolazione totale.

Il voto, qualunque esso sia, va sempre rispettato. Però un dato di fatto è certo: sono stati soprattutto pensionati e over 65 a scegliere di andarsene dall’Ue ed essendo più numerosi ad aver deciso per i loro figli e nipoti. La solita Europa, verrebbe da dire cogliendo la riflessione del Papa, terrorizzata dai migranti alle frontiere, dai musulmani, dalla crisi, dai cambiamenti sociali che s’impongono a grande velocità. Ovvio, gli inglesi avevano tutto il diritto di esprimere il loro parere in un referendum che il primo ministro ora dimissionario David Cameron ha agitato come un’arma finendo per farsi male lui per primo. Che sia un grande  affare per gli inglesi lo vedremo. Nel frattempo, vale la pena rileggersi le parole pronunciate da papa Francesco il 6 maggio scorso in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno: «Nel Parlamento europeo mi sono permesso di parlare di Europa nonna. Dicevo agli Eurodeputati che da diverse parti cresceva l’impressione generale di un’Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale, dove i grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva; un’Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice. Un’Europa tentata di voler assicurare e dominare spazi più che generare processi di inclusione e trasformazione; un’Europa che si va “trincerando” invece di privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi nella società; dinamismi capaci di coinvolgere e mettere in movimento tutti gli attori sociali (gruppi e persone) nella ricerca di nuove soluzioni ai problemi attuali, che portino frutto in importanti avvenimenti storici; un’Europa che lungi dal proteggere spazi si renda madre generatrice di processi».