Ebbene sì. Sono ancora una pedina nelle mani della negoziatrice Theresa May mentre tratta le condizioni del Brexit a Bruxelles. E’ vero, la premier ha detto che i 3,2 milioni di cittadini europei, che sono già nel Regno Unito, e anche quelli che stanno ancora arrivando, avranno l’opportunità, con cinque anni di residenza, di guadagnarsi uno status speciale che darà loro gli stessi diritti dei cittadini britannici ma si tratta soltanto di un’offerta. La Ue voleva trattare la faccenda diversamente e garantire i diritti di tutti i poveretti che, come me, da anni lavorano duramente e pagano le tasse nel Regno Unito e magari sono sposati con britannici.
Non la signora May e con lei la parte eurofobica del partito Tory che ha gettato il Regno Unito nel caos. Continua così, dentro di me, quella sensazione di disagio che provano anche l’altro mezzo milione di italiani del Regno Unito – più di 300.000 soltanto a Londra – perché il nostro status, da cittadini dell’Unione collocati in questo Paese, è diventato di migranti. Migrante nel Regno Unito. Extracomunitaria in Italia, come mi chiamano con affetto amici e colleghi, dal referendum sul Brexit.
Non sono preoccupata come quella mia amica italiana, docente all’Università di Nottingham, qui da trent’anni, sposata a un britannico, alla quale è stato suggerito di prendere la cittadinanza del Regno Unito. Italiana e orgogliosa di esserlo la mia lealtà è per il mio Paese. Non mi dichiarerò mai suddita della Regina, come si richiede a chi vuole quel passaporto britannico. Quasi quasi mi farebbe piacere essere deportata perché non riconosco più questo Regno Unito del quale ho sempre ammirato la capacità di accogliere gli stranieri. Sentimenti che condividono con me gli irlandesi, i francesi e gli spagnoli che conosco.
Forse la signora May sta facendo male i suoi conti. Pensa che tocchi a lei concederci di rimanere e non si accorge che ce ne potremmo andare in qualunque momento generando problemi per la sua economia. In fondo a Londra, città multiculturale per eccellenza, gli italiani hanno già smesso di venire benchè bar e ristoranti abbiano ancora bisogno di loro. Il viaggio del Brexit sarà lungo almeno due anni ed è appena cominciato, ma mentre l’Ue sa che cosa vuole la Gran Bretagna è ancora confusa. Si sa che quando c’è nebbia sulla Manica i britannici, orgogliosi isolani, dicono che “Il continente è isolato”. Ma oggi ad essere immersi nella foschia sembrano proprio gli inglesi.