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giovedì 12 dicembre 2024
 
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Brutto Paese quello dove si muore di stenti

17/07/2015  Una società che abbandona chi è più sfortunato, dove l'unico metro del successo è il denaro e la popolarità. Da una parte chi è ricco, forse troppo, e dall'altro che muore nella solitudine e nell'indifferenza.

Una piccola notizia, all’apparenza senza importanza: «Verona, muore di stenti nell’auto che era diventata casa sua: sessantenne ritrovato da un passante. Viveva nella macchina abbandonata sotto al condominio in cui abitava un tempo: Luigi, detto “Toni”, aveva perso il suo lavoro di idraulico e poi la casa. Era molto conosciuto e in tanti lo aiutavano. Raccolta fondi per garantirgli un funerale». Una brutta società, la nostra, dove c’è gente troppo ricca, spudoratamente ricca, e gente che muore di stenti. Ma io non credo che “Toni”, l’idraulico senza lavoro, sia morto di stenti ad appena sessant’anni. Credo che se ne sia andato di malinconia, crepacuore e tristezza infinita. Questa nostra spietata società ti abbandona se perdi il lavoro, ti toglie la casa se sei disoccupato, ti priva della dignità e ti fa desiderare la morte. Mi chiedo: la gente spudoratamente ricca, e i nostri politici dai tanti privilegi, sempre baldanzosi, proveranno qualche rimorso, almeno lieve?

VERONICA T.

Purtroppo, il caso di “Toni” non è isolato. Una fascia sempre più ampia di persone si ritrova ai margini della società, come uno scarto, per lo più dopo aver perso il lavoro. E assieme a esso anche la dignità, per l’impossibilità di non poter più provvedere a sé stessi e alla propria famiglia. Serve a poco commuoversi quando si apprende della morte di chi non ha resistito ai disagi e agli stenti della vita. Né basta raccogliere i soldi per garantire almeno il funerale a chi è stato privato di tutto. I poveri non sono invisibili, possiamo intervenire prima dell’irreparabile. Papa Francesco ci dà esempi quotidiani delle attenzioni e dell’amore che ha nei loro confronti. Li tratta da “privilegiati”, ai quali dare i primi posti, come ci insegna il Vangelo. In loro c’è il volto di Gesù, anche se facciamo fatica a scorgerlo e ad agire di conseguenza. Una società poco solidale non ha futuro, prima o poi implode. Va colmato, invece, il fossato che si allarga tra i poveri, sempre più numerosi, e i ricchi nelle cui mani si concentrano quasi tutte le ricchezze. È una questione di giustizia e coesione sociale. «Nessuno è nato con maggiori diritti degli altri», come ci ricorda l’ultima enciclica di papa Francesco.

 
 
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