Per quanto fossimo abituati, dopo i fatti di Parigi, a vedere una capitale europea in stato di guerra, stavolta l’effetto simbolico è ancora più doloroso e inquietante. Perché da martedì mattina la città sotto attacco è Bruxelles, la capitale d’Europa, che ospita le sedi delle istituzioni europee. E perché le esplosioni sono avvenute non tra la folla, durante la movida notturna, o scegliendo bersagli precisi, come accaduto a Parigi, ma in luoghi in teoria sorvegliati da sofisticati e rigorosi dispositivi di sicurezza 24 ore su 24. Due esplosioni poco prima delle otto hanno devastato, infatti, la sala del check-in di American Airline dell’aeroporto internazionale di Zaventem, lo scalo principale della capitale belga, distante circa 15 chilometri dal centro della città. Un attacco suicida, dicono le prime sommarie ricostruzioni. Uno sicuramente ad opera di un kamikaze, secondo il racconto dei testimoni. Altre esplosioni si sono verificate nella stazione della metropolitana di Maalbek, a due passi dagli uffici della Commissione Europea la quale ha chiesto a tutti i funzionari di non uscire da casa. Altre esplosioni ancora alle fermate di Arts Loi e Schumann, tutte in pieno centro. L’intera rete della metropolitana è stata chiusa, è stata evacuata la stazione ferroviaria ed innalzato a livello 4, il massimo, lo stato d’allerta in tutto il Paese. L’esercito è sceso in strada, la gente è scappata a piedi dall’aeroporto, traffico in tilt e taxi introvabili.
Difficile non pensare che l’attacco terroristico sia una punizione dopo la cattura di Salah Abdeslam, l’ex terrorista più ricercato d’Europa, mente degli attacchi di Parigi e capo di una cellula basata nel sobborgo di Moleenbeck, catturato venerdì scorso dopo una latitanza durata mesi nel cuore di Bruxelles. Da mesi il Belgio oscillava tra un sentimento di paura, per essere additato ormai come il covo del jihadismo europeo, e orgoglio per essere riuscito a catturare Salah e aver cominciato a smantellare una rete di terroristi che è molto più fitta, ramificata e potente di quanto si pensasse. I morti, secondo le prime cifre ufficiali fornite dal governo belga, sono almeno tredici. Circa trentacinque i feriti. Prima delle esplosioni, secondo alcuni testimoni, ci sarebbero stati «spari e urla in arabo»