Uno studio che non sorprende chi da anni si occupa e studia il fenomeno del bullismo e i comportamenti degli adolescenti e dei giovanissimi. La professoressa Silvia Vegetti Finzi, autrice del recentissimo volume edito da Rizzoli, Una bambina senza stella, non è sorpresa dallo studio Istat e sottolinea l’importanza di «ripartire dai luoghi di socializzazione quali oratori e scuole come antidoto al bullismo».
«Un fenomeno», continua Finzi, «in cui i ragazzi e le ragazze si sentono troppo spesso impuniti e deresponsabilizzati. Bisognerebbe aprire le scuole con un orario più ampio per offrire un luogo di socialità ai ragazzi sia delle grandi città che di provincia. Gli oratori dovrebbero essere rivalutati e sostenuti quale unico luogo di aggregazione alternativo alla scuola. Quando i ragazzi si affidano alla realtà virtuale e perché la vita reale offre poche opportunità di accoglienza».
Dal rapporto Istat emergono alcuni dati che descrivono anche come è mutato il fenomeno nel corso degli anni, come si è intensificato, le differenze che esistono tra il Nord e il Sud del Paese e come emergano prepotentemente nuove forme di violenza legate al cyber bullismo.
Due 11-17enni su dieci hanno subìto atti di bullismo una o più volte al mese
Più del 50% degli intervistati 11-17enni ha dichiarato di essere rimasto vittima di un qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento. Una percentuale significativa, pari al 19,8%, dichiara di aver subìto azioni tipiche di bullismo una o più volte al mese. Per quasi la metà di questi (9,1%), si tratta di una ripetizione degli atti decisamente asfissiante, una o più volte a settimana.
Le relazioni tra gli 11-17enni non sempre sono facili, condivise e amichevoli. E’ il cosiddetto fenomeno del bullismo, individuabile in un’interazione tra coetanei caratterizzata da un comportamento fortemente aggressivo.
Nell’ambito dell’indagine emerge che le prepotenze, vere e proprie “azioni vessatorie”, messe in atto tra ragazzi/adolescenti, vanno dalle offese alla derisione, dalle minacce alle aggressioni con spintoni, calci e pugni fino al danneggiamento e alla sottrazione di cose di proprietà.
Il fenomeno del bullismo è in continua evoluzione, così come il modo di comunicare; le nuove tecnologie a disposizione, Internet o telefono cellulare, sono inevitabilmente ulteriori potenziali mezzi attraverso cui compiere e subire prepotenze o soprusi.
Le differenze sono sostanziali a livello territoriale. Le azioni vessatorie sono più frequenti nel Nord del Paese, dove le vittime di atti di bullismo rappresentano il 23% degli 11-17enni. Considerando anche le azioni avvenute sporadicamente, oltre il 57% dei residenti al Nord ha subìto qualche prepotenza nel corso dell’anno precedente l’intervista, contro una quota inferiore al 50% dei residenti nelle regioni centrali e in quelle meridionali.
Le ragazze 11-17enni più spesso vittime di “cyber bullismo”
Le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione tra ragazzi e adolescenti sono economicamente accessibili e molto diffuse. Quella attuale è, infatti, la prima generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l’essere connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza connaturata alla quotidianità: nel 2014, l’83% dei ragazzi tra 11 e 17 anni di età utilizza internet con un telefono cellulare e il 57% naviga nel web.
In particolare, i maggiori fruitori di tecnologia sono gli adolescenti 14-17enni, i quali utilizzano giornalmente o qualche volta a settimana il telefono cellulare nel 92,6% dei casi (contro il 67,8% degli 11-13enni), nel 50,5% il personal computer e nel 69% Internet (contro il 27,4% e il 39,4% dei più piccoli di 11-13 anni).
Il cyber bullismo è un fenomeno che consiste nell'invio di messaggi offensivi, insulti o di foto umilianti tramite sms, e-mail, diffuse in chat o sui social network, per molestare una persona per un periodo più o meno lungo.
La dimensione temporale ha un ruolo meno rilevante. Infatti, anche una sola offesa divulgata a molte persone attraverso Internet o telefoni cellulari può arrecare danno alla vittima, potendo raggiungere una molteplicità di persone contemporaneamente ed essere rimbalzata dall’uno all’altro ipoteticamente all’infinito, ampliando notevolmente la gravità e la natura dell’attacco.
Non è inconsueto che i ragazzi e gli adolescenti che hanno dichiarato di aver subìto ripetutamente azioni offensive attraverso i nuovi canali comunicativi siano anche vittime di comportamenti offensivi non attuati attraverso tali tecnologie. Ben l’88% di quanti hanno lamentato continui comportamenti scorretti “on line” ha dichiarato di aver subìto altrettante vessazioni anche in altri contesti del vivere quotidiano.
Parolacce, offese e prese in giro gli atti di bullismo più diffusi
Tra le molteplici azioni attraverso cui il bullismo si manifesta, quella più comune è l'uso di espressioni offensive: il 12,1% delle vittime dichiara di essere stato ripetutamente offeso con soprannomi offensivi, parolacce o insulti; il 6,3% lamenta offese legate all’aspetto fisico e/o al modo di parlare.
Non mancano le violenze fisiche: il 3,8% degli 11-17enni è stato colpito con spintoni, botte, calci e pugni da parte di altri ragazzi/adolescenti.
Anche relativamente all’età si riscontrano importanti differenze. La quota più elevata di vittime di atti bullismo si registra tra gli 11enni (25,8%): il 22,8% dichiara di essere rimasto vittima di una qualche forma di prepotenze esercitate in forma diretta e il 14% di azioni violente indirette. Nel complesso, al crescere dell’età si riduce progressivamente la quota di quanti denunciano di aver subìto vessazioni e/o prepotenze più volte al mese: si passa dal 25,8% degli 11enni, al 19% dei 13enni, fino al 17,6% riscontrato tra i 17enni.
Più “vittime” tra chi frequenta poco gli amici
Il fenomeno del bullismo va analizzato tenendo anche conto dei diversi contesti socio-educativi in cui i ragazzi si muovono. L’ambito familiare di appartenenza, il rapporto con il gruppo dei pari e il percorso scolastico intrapreso rappresentano elementi rilevanti del vivere quotidiano che incidono sui comportamenti e il modo di relazionarsi dei giovanissimi.
Il 12,2% di quanti, tra gli 11-17enni, vivono in famiglie poco numerose (meno di quattro persone) dichiara di aver ricevuto prepotenze, con cadenza più che settimanale (contro il 7,8% dei 11-17enni delle famiglie più numerose).
I ragazzi/adolescenti che vivono in contesti familiari dove non sono presenti fratelli hanno subìto una forma di prepotenza in misura maggiore di quanti hanno due o più fratelli: rispettivamente il 57% contro il 51%; con una ripetitività degli atti che mentre nel primo collettivo riguarda il 21,3%, nel secondo supera di poco il 17%.
Nelle situazioni di difficoltà possono essere d’aiuto anche gli amici. I giovani che si incontrano raramente con amici sono più spesso vittime di comportamenti offensivi e/o violenti. Il 23,6% degli 11-17enni che vede raramente gli amici è rimasto vittima di prepotenze una o più volte al mese, contro il 18% riscontrato tra chi incontra gli amici quotidianamente.
Anche guardando al tipo e al livello di formazione scolastica, è possibile distinguere particolari ambiti dove le azioni di bullismo sono più ricorrenti. Le quote di vittime sono più alte tra i ragazzi 11-13enni che frequentano la scuola secondaria di primo grado; oltre il 22% del collettivo dichiara di aver subìto prepotenze più volte al mese. I liceali si mantengono di poco sotto la media in merito alle azioni ripetute di bullismo (19,4%), ma solo nel 45,5% dei casi dichiarano di non essere mai stati oggetto di comportamenti vessatori.
Al Nord 2 ragazzi su 3 hanno assistito a episodi di prepotenza tra ragazzi
La presenza di testimoni che assistono a episodi di prepotenza è un elemento essenziale per comprendere meglio non solo la dimensione del fenomeno ma anche i contesti in cui le condotte aggressive si manifestano.
Il 63,3% dei ragazzi e adolescenti è stato testimone di prepotenze almeno una volta, il 26,7% dichiara di aver assistito, una o più volte al mese, a comportamenti vessatori di alcuni ragazzi verso altri.
Testimoni di condotte aggressive sono soprattutto gli 11-17enni residenti nel Nord del Paese, che dichiarano in 2 casi su 3 di aver visto azioni violente. Inoltre, nel Nord il 30,3% ha assistito a comportamenti vessatori messi in atto contro coetanei una o più volte al mese.
Per la maggioranza dei ragazzi la migliore strategia è rivolgersi ai genitori
Un aspetto molto importante per comprendere quali strategie i ragazzi ritengono migliori per difendersi da eventuali attacchi, riguarda l’analisi delle reazioni delle vittime di prepotenze.
Di fronte a una situazione di bullismo, la maggioranza, soprattutto le ragazze, ritiene che confidandosi con le persone “più vicine” sia possibile definire meglio la reazione e/o il comportamento da tenere. Infatti, il 65% (60,4% dei maschi e 69,9% delle femmine) ritiene sia una strategia positiva rivolgersi ai genitori per chiedere aiuto, il 41% (37,4% dei maschi e 44,8% delle femmine) ritiene opportuno rivolgersi agli insegnanti.
Elevate anche le quote di chi ritiene utile confidarsi con amici (42,8%) o con fratelli e sorelle (30%).
Un numero relativamente importante di ragazzi suggerisce il ricorso all’indifferenza come strumento di difesa: il 43,7% ritiene sia meglio cercare di evitare la situazione, il 29% che occorra lasciar perdere facendo finta di nulla e il 25,3% di provare a riderci sopra.
E’ invece relativamente contenuto il numero di quanti pensano che bisogna cavarsela da soli (16,8%). Non mancano, anche se in numero decisamente più contenuto, quanti pensano che sarebbe opportuno reagire con una ritorsione verso il/i prepotente/i (7,1% personalmente, 5% chiedendo aiuto ad amici e 1,3% chiedendo aiuto a fratelli o sorelle). Soprattutto i maschi ritengono che infliggere una “lezione” sia una strategia di contrasto utile (9,2% personalmente, 7% con l’aiuto di amici, 2% con l’aiuto di fratelli o sorelle).