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venerdì 20 settembre 2024
 
Governo
 

Buona o cattiva, la riforma della scuola è legge

09/07/2015  La Camera approva il decreto. Attenuati i poteri del preside "sceriffo". Assunzione graduale dei precari, il resto è tutto da stabilire. Le detrazioni per le paritarie sono solo simboliche: 76 euro all'anno, escluse le secondarie.

(La protesta in aula dei deputati grillini all'approvazione della riforma della Scuola, ispirata al referendum greco: "Oxi", ovvero "No" alla riforma)

La riforma della scuola del Governo Renzi è legge, approvata alla Camera con 277 voti a favore (tra cui quelli di quattro “verdiniani”) e 173 contrari (che annoverano anche i deputati della minoranza dem). Già da domani, gli uffici scolastici regionali e le scuole inizieranno ad applicarne le novità. Ma non aspettiamoci un anno scolastico rivoluzionario. Sarà un anno di transizione, avverte Renzi. Come sempre, viene da aggiungere, quando si parla di scuola, materia lavica in perenne trasformazione.

Per il momento l'unica certezza  riguarda le 100 mila assunzioni dei precari (non è poco, ma ce lo aveva già intimato la Corte europea).
La fase di assorbimento dei docenti sarà graduale e si concluderà nel 2016. Per l'anno in corso, i 100mila assunti verranno assegnati alle scuole in base al turn-over, alle supplenze da coprire e al potenziamento delle discipline previste dalla riforma ribattezzata da Renzi "Buona scuola": Lingua straniera in tutti gli ordini di scuola; Educazione motoria e Musica all'elementare e Economia, Diritto e Storia dell'arte al superiore. Il personale dell'organico potenziato servirà anche a coprire le esigenze dei corsi di recupero al superiore e dell'eventuale potenziamento necessario per gli alunni che lo richiedano. Potranno coprire le supplenze brevi e le attività alternative alla Religione cattolica e avviare progetti per la lotta alla dispersione scolastica. 

Le altre novità? Arriveranno. La famosa chiamata diretta dei nuovi assunti da parte dei presidi slitta all'anno scolastico 2016/2017 perché non sono ancora pronti gli albi territoriali, né le scuole hanno ancora formalizzato il fabbisogno di personale per attuare le linee fondamentali del proprio Piano dell'offerta formativa. E sempre a proposito di presidi, il perno della riforma, saranno meno sceriffi (o sindaci che dir si voglia) del previsto. verranno affiancati dal nuovo Comitato di valutazione della scuola  -  composto da tre insegnanti, due genitori (alle superiori saranno un genitore e uno studente) e un componente esterno designato dall'Ufficio scolastico regionale -  per valutare il servizio dei 100mila neoassunti. Occorrerà però che il ministero emani un decreto ad hoc con i criteri generali per valutarli. Insomma: al momento si sa poco, a parte il fatto che le casse sono vuote e le risorse a disposizione pochissime, tanto da non consentire aumenti generalizzati ma soltanto a una piccola frangia di professori "capaci e meritevoli", a discrezione del preside.

Stesso discorso per l'alternanza scuola-lavoro "potenziata" (400 ore nell'ultimo triennio degli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei) un’altra delle novità della riforma, che dovrà essere inserita nelle attività del Piano triennale. La carta dell'insegnante  -  500 euro all'anno per attività e sussidi destinati alla formazione professionale  -  potrebbe arrivare da gennaio 2016, ma anche in questo caso occorrerà attendere un provvedimento del Miur.  I sindacati della scuola hanno già previsto "il caos": con docenti che si presenteranno ad anno scolastico avviato, presidi e organi collegiali che dovranno decodificare e applicare le tantissime novità previste dalla Buona scuola.

Scatta anche la possibilità delle detrazioni fiscali per i genitori che iscrivono i figli alle scuole paritarie. Ottimo provvedimentio se valutato sul piano di principio, ma quasi ridicolo se pensiamo all'entità delle detrazioni, accessibili solo a chi iscrive i figli in scuole elemetari o primarie (le secondarie sono escluse) e fino a un tetto di 400 euro detraibili. In pratica si potranno detrarre 76 euro in un anno! La risposta che arriva dal ministero è sempre le stessa: non ci sono soldi. Se non fosse che suona male, si poteva chiamare il decreto  "la Povera scuola"

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Studenti in piazza contro la riforma della scuola di Renzi
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