A
Borgaro, 10 mila abitanti nella cintura di Torino, il sindaco ha
chiesto all’azienda di traporti pubblici di sdoppiare la linea 69,
che collega il sobborgo con il capoluogo. Una per i soli rom,
un’altra per tutti gli “integrati”. Un autobus salterà la
fermata del campo rom di via dell’Aeroporto per permettere ai
cittadini di non mischiarsi con gli “zingari”, mentre un altro si
limiterà a fare la navetta tra il capolinea e il campo.
Cos’ha
spinto il sindaco a chiedere le linee separate? L’autobus è
utilizzato anche dai ragazzini del campo che frequentano la vicina
scuola media, che si sarebbero resi protagonisti di alcuni episodi di
bullismo contro i coetanei. I racconti parlano di ciocche di capelli
tagliati, diverbi con gli anziani che cercavano di intervenire, un
tentativo di furto di cellulare. Dopo l’ultima protesta di un
genitore, giovedì, il primo cittadino ha deciso di scrivere
all’azienda dei trasporti.
L’ennesima trovata di un
amministratore leghista, magari frutto della nuova alleanza con
l’estrema destra di Casa Pound? No, Claudio Gambino (Pd) è stato
eletto da una lista civica di centrosinistra e l’assessore ai
Trasporti con cui ha condiviso la proposta è di Sel. Scoppiato il
caso, Nichi Vendola ha criticato la scelta, dando un aut aut chiaro
all’esponente del suo partito, mentre anche il Pd nazionale ha
preso le distanze da Gambino. Applaude invece Mario Borghezio,
storico esponente della Lega Nord torinese. Il sindaco, dal canto
suo, difende l’iniziativa e respinge l’accusa di razzismo: «Si
tratta, molto più semplicemente, di una decisione pragmatica. Non si
può permettere a un gruppo di teppisti di tenere in scacco le
istituzioni; se lo Stato non è in grado di intervenire, noi siamo in
dovere di fare qualcosa».
Per alcuni giorni, qualche settimana fa,
il sindaco aveva mandato a bordo dell’autobus i vigili urbani
nell’orario d’ingresso e d’uscita da scuola dei ragazzini, ma
poi il problema era ricominciato.
#migliorisipuò | Anche le parole possono uccidere
L’Aizo
(Associazione italiana zingari oggi), che dal 1971 è accanto alle
popolazioni rom e sinti del Piemonte, non è d’accordo con la
proposta dell’autobus per soli rom: «Ricorda piuttosto politiche
oppressive e razziste che si studiano nei libri di storia, come
l’apartheid sudafricano».
Carla Osella, presidente di Aizo, dice:
«Il problema c’è, ma quando si tratta di politiche sociali non
bisogna nasconderlo o accantonarlo, aumentando la segregazione e
quindi il conflitto tra la comunità rom e non rom». Lei è da 43
anni che aiuta famiglie rom e sinti e conosce bene anche il campo di
via dell’Aeroporto: «
È uno dei quattro regolari di Torino, aperto
nel 1988, ma è in condizioni da favelas. Vi abitano 200 slavi
arrivati in Italia negli anni ’70, quasi tutti nati qui».
Vivere
per decenni in un ghetto, come sono molti campi, non aiuta: «Sono
gli stessi genitori rom a essere in difficoltà con i loro figli,
che, in alcuni casi, esprimono la fragilità attraverso il bullismo.
Ragazzini che spesso crescono respirando un clima di ostilità e
antipatia».
Del resto, secondo l’Eurobarometro solo il 7% degli
italiani risponde positivamente alla domanda: «Sei disponibile ad
avere amici rom?». È uno dei valori più bassi in tutta Europa.
Carla Osella cita un episodio che ha riempito le cronache torinesi lo
scorso settembre, proprio durante la festa patronale di Borgaro,
quando un padre accusò un rom del rapimento del figlio di tre anni.
Montò la polemica, ma poi si scoprì che era una bufala: l’uomo
aveva smarrito il bimbo per qualche minuto e, nel timore che i
servizi sociali potessero portarglielo via, aveva cercato di
scaricare la responsabilità.
E
allora cosa si potrebbe fare? «Il sindaco venga al campo con noi»,
propone Carla Osella, «porti le lamentele dei cittadini e ascolti le
fatiche dei genitori verso i figli, serve un ponte tra
l’amministrazione e i rom. Pensiamo insieme come aiutare questi
ragazzini, costruiamo una vera soluzione». C’è un dato che non
può essere ignorato: al campo di Borgaro il 60% degli abitanti sono
minorenni, i rom in Italia sono soprattutto “un popolo di bambini”.
Veramente è un’idea risolutiva farli crescere rinchiudendoli in un
autobus a parte?