Che cos’hanno in comune il sacerdote ultraconservatore di
Santerenzo (Sp) che salì (ma forse sarebbe più corretto dire scese) ai
disonori della cronaca nel dicembre dello scorso anno per aver affisso
un criticatissimo foglietto in chiesa e il fotografo Oliviero Toscani
appassionato di provocazioni che tante volte hanno suscitato
critiche aspre dal mondo cattolico? Probabilmente nulla. Tranne una
curiosa coincidenza di idee. Sul foglio appeso da don Corsi, e presto
tolto dai muri della chiesa per ordine del vescovo, si leggeva: «Donne e
ragazze in abiti succinti provocano gli istinti, facciano un sano esame
di coscienza: forse ce lo siamo andato a cercare». Più o meno la stessa
cosa ha sostenuto poco tempo fa Oliviero Toscani: «Le donne smettano
di mettere il rossetto e di portare i tacchi e saranno al sicuro da
violenti e maniaci»
Gli antipodi da cui lo citiamo danno l’idea che il pregiudizio
di far ricadere la presunzione di colpevolezza sulle donne provocatrici goda
tuttora di una almeno simbolica trasversalità, anche nel 2013, lontano
dai tempi in cui il codice penale concedeva attenuanti per i delitti
per causa d’onore, considerava punibili per adulterio solo le donne e
considerava la violenza sessuale reato contro la morale anziché contro
la persona. Le leggi nel frattempo sono cambiate, ma evidentemente – lo
si evince dalle parole sopra riportate – è più difficile cambiare la
mentalità delle persone, per cui pare tuttora valere quello che Leonardo
Sciascia scriveva in 1912+1 a proposito di una vicenda di un
secolo fa: «La convinzione che, nei casi di violenza carnale, la donna
avesse sempre torto, coscientemente o incoscientemente, che
rappresentasse e una provocazione era di pronto e lubrificato scatto».
Evidentemente in alcuni, si spera pochi, quella convinzione scatta ancora con identico automatismo.
Chissà se chi la sostiene pubblicamente si rende conto di offendere
così soprattutto gli uomini, tacciati implicitamente d’animalità, quasi
che ragione e volontà fossero un fatto secondario o comunque
insufficiente. Se invece, com’è probabile, solo di provocazione si
tratta, sarebbe il caso di limitarla se non per rispetto di sé stessi,
almeno per rispetto delle troppe donne che certi reati hanno subìto.