Montano la protesta e l’indignazione contro la volontà del governo italiano di trattenere ancora i 150 migranti a bordo della nave Diociotti, attraccata al porto di Catania da quattro giorni. “Le associazioni del Tavolo Asilo Nazionale (A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Casa dei Diritti Sociali, Caritas Italiana, Centro Astalli, CIR, Comunità di S.Egidio, CNCA, Emergency, Médecins du Monde Missione Italia, Mediterranean Hope (FCEI), MEDU, Save The Children Italia, Senza Confine, Oxfam Italia) hanno firmato una lettera aperta in cui “chiedono con urgenza al Governo italiano di autorizzare lo sbarco delle 150 persone ancora a bordo della nave Diciotti”. Così recita il documento, che continua: “I migranti soccorsi dalla nave italiana senza ulteriori indugi devono essere messi in condizione di ricevere assistenza adeguata e di beneficiare di tutte le garanzie definite dalla nostra Costituzione, dalla normativa nazionale, comunitaria e dalle convenzioni internazionali, a prescindere dai tempi e dagli esiti della contrattazione politica tra gli Stati Europei.Le risposte dell’Unione europea alla gestione dei flussi migratori, compresi quelli dei minorenni, nel Mediterraneo devono essere richieste nelle opportune sedi e non attraverso il trattenimento illegale di persone a bordo di una nave”.
Evidentemente la “linea dura” sui migranti scelta del vicepremier Salvini, confermata da Di Maio e dal presidente del consiglio Conte, che secondo alcuni commentatori politici piacerebbe agli italiani, non è invece condivisa da molti. Si può pensare in buona fede che il "caso Diciotti" possa essere usato dal governo per far la voce grossa in Europa per ottenere la redistribuzione dei migranti; e si può anche essere liberi di pubblicare sondaggi filogovernativi riguardo a questa scelta (come quello del quotidiano "Libero", diretto da Vittorio Feltri, che attribuisce a Salvini preferenze bulgare tra i cattolci) ; mai però dimenticare di ancorarsi alla realtà dei fatti. E la realtà dei fatti dice che c’è un’Italia che si addolora e s’indigna nel vedere usati esseri umani, ridotti allo stremo delle forze da un lungo, travagliato calvario, come merce di patteggiamento politico. Qualunque buon fine possa esserci.