Mentre la polizia spagnola sta dando la caccia a Younes Abouyaaqoub, sospettato di essere l’uomo alla guida del furgone che il 17 agosto ha travolto al folla sulla Rambla di Barcellona emergono alcuni contrasti fra il governo centrale e le autorità locali della regione autonoma della Catalogna.
Il ministro dell’interno Juan Ignacio Zoido ha dichiarato che la cellula terroristica entrata in azione a Barcellona e a Cambrils è stata “totalmente smantellata”. Qualche minuto dopo, però, il portavoce del Mossos d’Esquadra (il corpo di polizia regionale della Catalogna) ha precisato che l’indagine "resta aperta”e che saranno i loro dirigenti ad annunciare la conclusione delle indagini. Il consigliere Joaquim Forn (in pratica, il ministro degli interni della Catalogna) ha aggiunto che l’inchiesta si chiuderà solo con l’arresto di tutti i membri della cellula terroristica. Lo stesso Forn ha suscitato polemiche quando, in una intervista televisiva, si è riferito alla strage di Barcellona distinguendo fra vittime catalane e vittime “di nazionalità spagnola”.
Le storiche tensioni fra il governo centrale e la regione autonoma che aspira alla piena indipendenza si riflettono così sulle indagini, che ora puntano ad acciuffare Younes Abouyaaqoub, 22 anni, marocchino, uno dei membri del commando che abitava nel covo di Ripoll, a nord di Barcellona, dove la polizia ha eseguito tre arresti. Fino a giovedì, secondo diverse testimonianze, il giovane conduceva una vita normale e si relazionava soprattutto con altri giovani marocchini.
Ma le autorità spagnole stanno indagando anche su Abdelbaqi Es Stati, l’imam che da appena due mesi guidava il centro di preghiera di Ripoll. L’imam, ritenuto un istigatore degli attentati di Barcellona e Cambrils, ha lasciato il suo appartamento di Ripoll martedì scorso dicendo che doveva andare in Marocco. Da allora si sono perse le sue tracce.
La regione catalana è chiaramente sotto l’attacco di una rete terroristica molto bene organizzata. Gli investigatori spagnoli hanno messo in relazione la strage di Barcellona e l’attacco di Cambrils con l’esplosione avvenuta mercoledì scorso in un appartamento di Alcanar, una cittadina catalana nella provincia di Tarragona. L’esplosione ha ucciso una persona e ne ha ferite 7. In un primo tempo si pensava a una fuga di gas, ma poi è emerso che l’appartamento era un deposito di esplosivi, verosimilmente da utilizzare in qualche attentato.
Da molto tempo la Catalogna ha visto in azione gruppi radicali islamisti. Dal 2012 ad oggi in Catalogna le forze di polizia hanno condotto 30 operazioni contro cellule terroristiche, con l’arresto di 62 persone. Solo quest’anno 7 operazioni anti terrorismo hanno portato all’arresto di 11 presunti terroristi. Altri 10 sono stati arrestati nella regione di Madrid. Queste azioni di polizia potrebbero aver sventato numerosi attentati. Grazie alla soffiata di un infiltrato, in passato è stato evitato un attentato previsto nella stazione Liceu della metropolitana di Barcellona.
Oggi la stampa spagnola fa notare che la comunità catalana ha assorbito la maggior parte di immigrati di fede musulmana arrivati in Spagna in seguito alle ondate migratorie degli ultimi anni. Non è corretto vedere un rapporto di causa ed effetto fra immigrazione e terrorismo, tuttavia questa concentrazione di musulmani è stata vista dai gruppi jihadisti come un possibile bacino in cui pescare potenziali terroristi. Si calcola che in Catalogna siano presenti un centinaio di luoghi di culto in cui si pratica l’islam salafita, considerato il più radicale.
Non sembra invece significativo il numero di “foreign fighters” spagnoli che si sono uniti alle milizie dell’ISIS in Iraq e in Siria, i quali potrebbero essere tornati in Spagna per continuare la guerra all’Occidente. Non sarebbero più di un centinaio, decisamente pochi rispetto a francesi, belgi, tedeschi, olandesi, danesi e britannici.