E adesso temono per la loro vita. Generazioni di ragazzi e ragazze che, in questi 20 anni, sono andati e andate a scuola, che hanno scoperto diritti e socialità, aspirazioni e modi di vita impensabili sotto il regime dei talebani. Entrati a Kabul, con la bandiera che sventola sul palazzo presidenziale e il leader Ghani fuggito prima del loro arrivo, i nuovi "padoni" del Paese promettono di non spargere sangue. Ma intanto da più parti si moltiplicano gli appelli per non lasciare sola la popolazione. Proprio da Kabul arriva in Italia una drammatica richiesta d’aiuto da parte di una ragazza afghana, Adila, che si trova attualmente nascosta con le sue quattro sorelle e il fratello più piccolo. Suo padre è stato già arrestato e la famiglia non ne ha notizie. Secondo Alina i talebani avrebbero chiesto a tutte le ragazze nubili della città di consegnarsi nelle loro mani. «Sono giorni di terrore e l’idea di finire nelle mani dei soldati mi terrorizza e crea ansia», scrive a un amico afghano che si trova in Italia. «Se dovessero mai arrivare a catturare me o altri componenti della mia famiglia preferisco morire. Ci siamo nascosti nella speranza di essere trovati il più tardi possibile. Ma non si sa quanto a lungo riusciremo a proteggerci in questo modo». Per questo lei, più a rischio di altre perché di famiglia cristiana, chiede un intervento internazionale per «metterci in salvo da questa situazione che come me sta mettendo in pericolo tante altre famiglie, nonché ragazze cristiane».
Gli italiani, intanto, stanno organizzando un ponte aereo per sgombrare non solo i nostro connazionali, ma anche chi, in questi anni, ha collaborato con i nostri militari. La stessa Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, nel vertice sulla sicurezza tenutosi a ferragosto a Palermo ha dichiarato che la questione afghana è stata all’ordine del giorno della riunione e che la presa di Kabul ha accelerato l0accoglienza nel nostro Paese di profughi afghani.