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mercoledì 11 settembre 2024
 
CALABRIA
 

Chiesa e 'ndrangheta, educare la fede

17/07/2014  Riuniti in sessione straordinaria, i vescovi della regione hanno discusso di una Nota pastorale sulla 'ndrangheta e dibattuto su come la Chiesa debba muoversi per mettere in pratica le parole del Papa.

Un momento dell'annuale processione della statua della Madonna al Santuario mariano di Polsi.
Un momento dell'annuale processione della statua della Madonna al Santuario mariano di Polsi.

Convocata d'urgenza dopo i fatti di Oppido, la sessione straordinaria della Conferenza episcopale calabra (Cec) ha deciso di preparare una «ponderata» Nota pastorale, che sarà poi approvata in ottobre,  sul fenomeno mafioso. Monsignor Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza e presidente della Cec ha ringraziato il Papa, a nome di tutti i vescovi, «per il forte messaggio» che durante la visita in Calabria «si è levato dal cuore di Francesco soprattutto per esprimere il dolore della Chiesa per quanti – adorando il dio denaro ed esercitando una persistente e diabolica delinquenza – si pongono di fatto, con la loro pubblica  e peccaminosa condotta di vita, fuori dalla comunità ecclesiale».

Considerando, inoltre, «che proprio le forti parole del Papa contro la ‘ndrangheta sono apparse ancora più profetiche in seguito ad alcuni episodi verificatisi in qualche diocesi – episodi che, clamorosamente riportati dai mezzi di comunicazione, hanno causato un diffuso generale sgomento – il Presidente ha esortato tutti i confratelli vescovi ad offrire ciascuno la propria riflessione sui problemi legati al fenomeno della mafia in Calabria e sugli atteggiamenti che le comunità ecclesiali devono manifestare di fronte a questa “disonorante piaga della società” che deturpa da fin troppo tempo la vita dei calabresi», recita il comunicato della Cec.

Un'immagine della processione ad Oppido Mamertina, dove alla statua della Madonna è stata fatta fare una sosta di 30 secondi per "onorare" (inchino)  il boss locale.
Un'immagine della processione ad Oppido Mamertina, dove alla statua della Madonna è stata fatta fare una sosta di 30 secondi per "onorare" (inchino) il boss locale.

Obiettivo dei vescovi è di «prendere “decisioni condivise”,  da offrire a tutti, in modo che uno stesso stile di testimonianza cristiana venga vissuto ed incarnato all’interno di tutte le chiese calabresi». Entro ottobre sarà approvata una Nota pastorale le cui linee guida sono state già discusse nel corso di questa sessione del 17 luglio. In particolare i vescovi vogliono «ribadire che la ’ndrangheta è negazione del Vangelo. Essa non è solo un’organizzazione criminale che come tante altre vuole realizzare i propri illeciti affari con mezzi altrettanto illeciti, ma – attraverso un uso distorto e strumentale di riti religiosi – è una vera e propria forma di religiosità capovolta, di sacralità atea».

A partire dagli anni Settanta, ricordano i vescovi, la Chiesa tutta «ha reso esplicita la condanna  delle mafie, accompagnata dall’invito al pentimento e alla conversione evangelicamente intese. Su questa stessa linea si era già mossa, assieme a diversi documenti delle singole diocesi, la nota Cec “Annunciare il Vangelo della vita nella nostra terra per un futuro di giustizia e carità”, del 2007. Ad essa sono seguiti numerosi interventi collegiali e di singoli vescovi, di grande spessore spirituale e sociale».

Una processione al Santuario mariano di Polsi.
Una processione al Santuario mariano di Polsi.

Ma non basta. «Dal momento che la questione mafiosa ha assunto nuovi riflessi in questi nostri tempi», scrive la Cec, «i vescovi calabresi sono convinti della necessità di un intervento ancora più chiaro e deciso: l’orologio della storia segna l’ora in cui – per la Chiesa - non è più solo questione di parlare di Cristo, quanto piuttosto di essere testimoni credibili di Cristo, luogo della sua presenza e della sua parola. Cosa, questa, che dà ancor più forza al monito del Santo Padre: la mafia non ha nulla di cristiano ed è dunque fuori dal Vangelo, dal cristianesimo, dalla Chiesa».

Nella Nota pastorale si parlerà anche della necessità di «regolamenti più incisivi che prevedano preparazione remota e prossima ai gesti che si compiranno, soprattutto prevedano una formazione cristiana vera e permanente» e, «con riferimento a tutte le espressioni della pietà popolare», della importanza di «darsi e seguire criteri pastorali comuni, a partire dalla convinzione che la tradizione popolare è un tesoro da custodire e valorizzare come una genuina manifestazione di fede. Eventuali incrostazioni e deviazioni, rischierebbero, se non rimosse di minarne l’autenticità. Le nostre diocesi hanno già discusso nei loro Sinodi, ovvero hanno inserito nei Piani pastorali, gli opportuni antidoti alle infiltrazioni criminali nelle genuine forme della devozione e pietà popolare. Bisogna applicarli con tenacia, fin dal primo momento dell’adesione di fedeli a confraternite e organizzazioni di processioni popolari».

Monsignor Salvatore Nunnari, aricevscovo di Cosenza: dal 2013 è presidente della Conferenza episcopale calabra
Monsignor Salvatore Nunnari, aricevscovo di Cosenza: dal 2013 è presidente della Conferenza episcopale calabra

I vescovi, che hanno espresso con «ferma chiarezza condanna assoluta della ’ndrangheta e di ogni altra organizzazione che si opponga ai valori del Vangelo: rispetto per la vita, dignità di ogni persona e impegno per il perseguimento del bene comune», hanno anche sottolineato che, nei confronti di «quanti appartengono  a organizzazioni mafiose», seguendo quanto detto dal papa ai detenuti di Castrovillari, «la Chiesa deve svolgere la sua opera di accompagnamento verso la conversione».

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