Nella Piana di Gioia Tauro si combattono la mafia
e l'illegalità diffusa
anche favorendo l'integrazione degli immigrati. «Dare una mano a loro significa anche dare una mano a noi stessi, perché questi
ragazzi hanno coraggio e sono più liberi
dai nostri vincoli culturali», dice Domenico Fazzari, presidente della
cooperativa sociale Valle del Marro-Libera Terra, nata nel 2004 da un
progetto di Libera per coltivare i terreni confiscati alla mafia
calabrese.
Attorno alla Valle del Marro si è creata
in questi anni un rete di sostegno per dare continuità al
processo di costruzione di percorsi di lavoro regolare e di
integrazione. Vi prendono parte tanti volontari, il sindacato, Emergency
(che ha realizzato un ambulatorio al servizio non solo degli immigrati,
ma anche della popolazione locale), preti coraggiosi
e generosi come don Pino Demasi e don Roberto Meduri, giornalisti come
Michele Albanese, costretto a vivere sotto scorta, i parenti delle
vittime di mafia.
Si tratta di una rete più che
mai necessaria e preziosa in una zona dove i lavoratori stranieri,
impiegati soprattutto nella raccolta degli agrumi e dei kiwi, sono
vittime dell'emarginazjone e dello sfruttamento. Rosarno, dove esplose
la rivolta del 2010, è qui.
E la tendopoli di San Ferdinando, alle spalle del porto di Gioia Tauro,
ospita da anni centinaia di migranti in condizioni precarie.
Ora è partito
un progetto per attivare delle borse di inserimento lavorativo a favore
degli immigrati impiegati in agricoltura. Si tratta di corsi di
formazione "on the job" che permetteranno ai lavoratori immigrati di
crearsi una professionalità da
spendere in futuro sul mercato del lavoro.
I primi beneficiari sono 6
ragazzi africani provenienti da Senegal, Nigeria, Gambia e Costa
d'Avorio. I sei giovani fanno anche parte della Koa Bosco, la squadra di
calcio formata da migranti e creata da don Roberto
Meduri, parroco della contrada Bosco di Rosarno.
I costi delle borse di inserimento lavorativo sono
coperti dalla Fondazione "Il Cuore si scioglie Onlus", che promuove e realizza i progetti di solidarietà di
Unicoop Firenze.
La Fondazione, insieme ad altri, ha anche sostenuto la
ristrutturazione, nel centro di Polistena, di un palazzo di 6 piani
confiscato alla 'ndrangheta è trasformato
in un Centro polifunzionale dedicato a don Pino Puglisi.
I
rapporti di Unicoop Firenze con la cooperativa sociale
Valle del Marro-Libera Terra sono iniziati nel 2006. In questi anni
Unicoop Firenze ha commercializzato sugli scaffali dei supermercati
toscani i prodotti biologici realizzati della Valle del Marro (olio
extra vergine di oliva, melanzane sott'olio e pesto
di peperoncini piccanti). Questa attenzione di Coop verso i progetti di
natura sociale realizzati sui territori è ribadita
dalla campagna "Buoni e Giusti Coop", partita un mese fa, volta a promuovere l'eticità delle
filiere ortofrutticole, soprattutto quelle più a
rischio. "Oggi chi consuma chiede conto di chi produce e di che cosa
mangia, vuole sapere come i prodotti sono coltivati, raccolti e
distribuiti", dice Claudio Vanni, responsabile di Unicoop Firenze.
Vi racconteremo la storia di questo progetto è dei
suoi protagonisti in un prossimo articolo su Famiglia Cristiana.