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lunedì 11 novembre 2024
 
 

Allenatori, la moda delle ex bandiere

04/10/2012  Cagliari e Chievo, Ficcadenti e Di Carlo, Lopez e Corini. Due esoneri prematuri e due ex giocatori che diventano a loro volta allenatori prematuri in serie A. Senza esperienza.

Nel calcio, parlando di allenatori, gli ultimi sono davvero i primi. In serie A ne saltano altri due: dopo Sannino, sostituito da Gasperini (arrivato domenica alla prima vittoria, con il Palermo), il Cagliari si affida a Diego Lopez, mentre il Chievo passa a Eugenio Corini. Sono due debuttanti, da calciatori furono bandiere delle rispettive società, da tecnici rappresentano azzardi assoluti.

Delio Rossi aveva rifiutato la chiamata del Cagliari, l’uruguagio Lopez è la soluzione auspicata dai tifosi e da una parte della squadra, ha 38 anni e allenava la “primavera”, arrivò in rossoblù nel ’98, come difensore disputò 314 partite. Non ha il patentino per allenare in serie A e neanche può ottenere la deroga, perché ancora deve frequentare il supercorso di Coverciano: ha bisogno di un prestanome, Ivo Pulga, altro ex del Cagliari, lasciato prima che Cellino diventasse presidente, nel ’92.

Lopez piaceva molto a Massimiliano Allegri, che ne fece il capitano, ma avrebbe dovuto formarsi nelle categorie inferiori, da “mister”, prima di meritare la chances nella società isolana, all’inseguimento del 10° campionato di fila in A. L’esonerato Ficcadenti aveva già dimostrato qualità, portando il Piacenza all’ultima salvezza in B e il Cesena all’unica permanenza in A dal ’91 a oggi, e neppure a Cagliari aveva fatto male, almeno la scorsa stagione. Diego Lopez è il 27° tecnico di Cellino e il 35° cambio, in 7 erano ritornati.

Sorprende ancora di più la decisione del Chievo, solo 5 esoneri negli stessi 20 anni di presidenza Luca Campedelli. A Verona Domenico Di Carlo aveva già firmato 3 salvezze, la prima da subentrato a Beppe Iachini; paga le 5 sconfitte di fila e la peggior difesa del campionato. “Quasi tutte le occasioni che concedevamo - dice l’allenatore licenziato - erano tramutate in gol. E avevamo perso con Lazio, Juve e Inter, almeno avrei voluto affrontare la Sampdoria, più alla nostra portata”.

Al suo posto arriva Eugenio Corini, 42 anni e 5 stagioni in maglia gialloblù, comprese le prime 2 in A. "In panchina ho poca esperienza - riconosce -, ma i 20 campionati da calciatore mi hanno insegnato molto”. Nel 2010 fu chiamato dal Portogruaro in serie B, lasciò addirittura prima del ritiro, convinto che la rosa veneziana non fosse competitiva, difatti retrocedette. A Crotone subentrò vincendo una partita su 10, con esonero; la scorsa stagione altra chiamata in corsa, a Frosinone, in Prima Divisione, con chiusura a metà classifica.

Insomma non ha dimostrato granché, per lui la serie A arriva troppo presto. Esattamente come per Giovanni Stroppa, che pure al Pescara ha raccolto 7 punti in 3 gare, dopo le 3 sconfitte iniziali. "In Italia – dice il tecnico biancazzurro, esordiente come Maran (Catania) - gli allenatori vengono ingaggiati perché vanno di moda o sono sponsorizzati da qualcuno, non certo per le metodologie di lavoro e in base a quanto fanno in campo”.

Il discorso vale anche per lui, che al Sud Tirol aveva mancato i playoff, in Prima Divisione, e in Abruzzo è giunto in quanto ex allievo di Zeman. Decine di allenatori hanno fatto bene a lungo in Lega Pro e in B, ma in serie A mai arriveranno. Le opportunità più ambite non vengono assegnate in base alla meritocrazia.

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