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mercoledì 11 settembre 2024
 
 

Calderoli, le scuse non bastano

14/07/2013 

Forse ritenendo di dare voce al retro pensiero di gran parte dei leghisti, l’ex ministro Roberto Calderoli, senatore della Repubblica, ha paragonato il ministro Kyenge a un orango. Inutile girarci intorno e arrampicarsi sui vetri come ha cercato di fare per metterci una pezza, Calderoli a un raduno del Carroccio a Treviglio ha detto esattamente questo: “Amo gli animali, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare a un orango”. Il vicepresidente del Senato si era già distinto in passato per esternazioni tali da provocare persino un sanguinoso assalto al consolato italiano in Libia, ma mancava, nella sua collezione, il razzismo scientifico, l’antropologia razziale che classifica l’umanità in sottospecie zoologiche. In quella leghista, evidentemente, l’uomo del Nord sostituisce la razza ariana, con tutte le eventuali conseguenze.

E abbiamo visto di cosa sono capaci i leghisti, con la compiacenza degli alleati del Centrodestra, quando vanno al governo, a cominciare dal reato di clandestinità. Per la verità lo stiamo vedendo ancora oggi, se è vero che la Regione Lombardia pochi giorni fa ha votato una delibera che sancisce il divieto per i pediatri di curare i bambini figli di extracomunitari clandestini. La Lega è ormai al tramonto, un partitino locale in caduta libera devastato dalle faide e dagli scandali della corruzione. Per dare conto di sé stessa non gli restano che gli orangotanghi. Ma ha perduto il pelo, non il vizio. E rimane paradigmatica dell’inciviltà che cova come un virus “in sonno” nel nostro Paese. Un virus che può emergere in qualsiasi istante. Pronto a risvegliarsi e a trasformare l’Italia in un Paese incivile.

L’Italia ha dimostrato di avere gli anticorpi per questo virus. Ma non bisogna mai abbassare la guardia. L’inaccettabile presenza di Calderoli al Senato è un danno di immagine per l’intero Paese. Le scuse non bastano. Il suo ruolo è incompatibile con quello a Palazzo Madama. Bisognerebbe votare una legge per mandarlo via da lì. Gli si dia l’ostracismo da quel Palazzo che rappresenta pur sempre gli italiani.

Post scriptum. Calderoli si proclama cattolico e nessuno, nella comunità ecclesiale, si è mai scandalizzato per le sue affermazioni politiche. Nemmeno i parroci della sua terra, forse nel timore di perdere le pecorelle verdi del loro gregge. Per troppo tempo si è fatto finta di niente, covando nel silenzio l’anticristiana ideologia del “fuori chi mi dà fastidio, che siano uomini, donne e bambini”, spesso scambiandolo per la difesa di tradizioni pseudo cristiane. E così che questa sorta di veleno proto razzista è andato avanti, contaminando il Nord come i rifiuti tossici contaminano la Campania. Forse è venuto il momento, per tanta parte della Chiesa, per un’autocritica. E per levare una voce forte.

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