Calma e gesso, perché poi, a forza di semplificazioni mediatiche, qualcuno capisce che purché sia notte d’ora in avanti si potrà sparare al ladro sempre e comunque e che nessuno verrà a chiederne conto. Non è così.
La nuova norma sulla legittima difesa, passata alla Camera e in attesa di Senato, è un pasticcio, perché complica inutilmente senza altra ragione che acchiappare consensi, una norma che stava funzionando, ma non dice da nessuna parte che di notte si possa sparare all’impazzata a ogni cosa che ti cammina dentro casa, come molti lasciano intendere.
Permane il requisito della proporzionalità tra la difesa e l’offesa: se sparo a un ragazzetto che ruba frutti arrampicato sull’albicocco del mio giardino, mi becco un processo per omicidio volontario che con ogni probalità finirà male per me anche se era notte, anche se proteggevo i miei beni nel mio giardino e anche se il ragazzetto si era fatto aprire il cancello spacciandosi per mio nipote.
Permane il requisito dell’attualità del pericolo: posso anche sparare per difendermi da chi minaccia la mia vita o quelle dei miei familiari o di usare contro di noi violenza, ma questo valeva già con la legge di prima, di giorno e di notte. Ma non posso sparare neanche ora, né di notte né di giorno, a chi ha tentato di derubarmi e sta scappando.
Semmai il difetto della nuova legge è che fa confusione e rende più impervia l’interpretazione del giudice: nel tentativo di assicurare l’assoluzione a chi spara di notte per difendere la famiglia e sé stesso da un pericolo attuale, introduce due concetti il “tempo di notte” e “il grave turbamento psichico” che costringeranno chi indaga a chiedersi se le 21 saranno notte solo d’inverno o anche d’estate, se basta il buio o se bisognerà che uno venga sorpreso nel sonno, se il turbamento sarà grave e quanto.
Dopodiché sarà ancora vero che da chi si difende non si pretende la certezza matematica che il ladro sia armato, ma varrà ancora la legittima difesa putativa quando reagirà a una mano in tasca o a una torcia impugnata supponendo nel panico che sia un’arma. Ma questo già succede e infatti, a dispetto del clamore che se ne fa, la legge sulla legittima difesa stava funzionando e già oggi i procedimenti a carico di chi si difende finiscono nella stragrande maggioranza con archiviazione o assoluzione. Come pure l’aggravante della minorata difesa (il buio, le circorstanze, l’età dell’aggredito…) anche ora tutela, di più, la vittima che si trovi aggredita in condizioni di particolare debolezza.
Ma chi ci sta raccontando che si può scrivere (o che si è già scritta perché qualcuno lo sta facendo) una legittima difesa per la quale si possa avere un morto sparato in casa senza che parta un’indagine sta vendendo frottole, perché con il codice di procedura attuale non potrà mai accadere.
Ed è una fortuna per noi che non possa accadere: in un Paese in cui una larga percentuale di omicidi volontari avviene tra le mura domestiche, a quel punto ci vorrebbe poco a moltiplicare i casi in cui Oscar Pistorius ha fatto scuola: uccido la mia compagna e mi difendo dicendo che l’avevo scambiata per un ladro.
Ps. Senza contare un’altra questione: la sicurezza che diciamo di volere. Se l’aggressore malintenzionato si aspetta che l’aggredito sia armato, di solito si arma meglio e, siccome non ha l’effetto sorpresa e in genere è più bravo a sparare, quello che ci rimette in questi casi è il padrone di casa armato. Questo è l’effetto della diffusione delle armi in mano ai privati. Lo dice l’esperienza dei Paesi in cui già accade, come gli Stati Uniti dove morire ammazzati da un’arma da fuoco è 10 volte più probabile che nel resto dei Paesi Ocse (fonte: The american journal of medicine).