In diminuzione le interruzioni di gravidanza volontarie, per la prima volta il valore , nel 2016, scende al di sotto dei 60.000 per le cittadine italiane. Questi i dati forniti dal Ministero della Salute per quanto riguarda l'applicazione della Legge 194 del 1978. Un calo che segue la tendenza degli ultimi tre anni. L'anno con il valore più alto è stato il 1982 con 234˙801 interventi. Da considerare però che in questi due anni i nati sono diminuiti di 7.910 unità.
Commentiamo questa notizia con l'onorevole Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita, per capire se davvero gli aborti in Italia stanno calando? «Forse è vero, ma in parte sembra dipendere dalla diminuzione del numero delle donne in età fertile: proporzionalmente, infatti, il tasso di abortività (numero di IVG per 1000 donne tra 15 e 49 anni) è sceso molto meno del dato numerico assoluto».
C'è da ricordare, inoltre, che gli aborti in ospedale calano anche per il diffondersi di aborti farmacologici fai-da-te: «L’aborto è così rientrato nella clandestinità da cui la 194 avrebbe voluto sottrarlo. Soprattutto, essi diminuiscono per l’abortività precoce legata alla cosiddetta contraccezione di emergenza con cui, in realtà, si può impedire l’annidamento dell’embrione in utero. Un fenomeno, quello delle pillole dei giorni dopo, che denuncia l’emergenza educativa dell’ignoranza inconsapevole e del sesso banalizzato, con partner multipli e occasionali. I tempi di attesa per gli aborti, la distanza dalle sedi di residenza e il carico di lavoro per i medici che li praticano mostrano la pretestuosità degli allarmi lanciati da chi vorrebbe violentare la coscienza dei medici obiettori».
Infine il 30 % di aborti a carico di donne non italiane e i tassi di abortività ripetuta sembrano indicare, insieme al fabbisogno educativo, anche l’importanza della situazione socio-economica: «confermando che l’aborto, prima di essere una scelta, è una coercizione e che la donna dovrebbe essere messa anzitutto in condizione di poter scegliere per la vita. Si impone dunque una rivisitazione dei consultori familiari per potenziarne la capacità di prevenzione, come la stessa 194 vorrebbe. L’esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita mostra che molte volte è sufficiente una mano tesa per liberare la donna dalla costrizione del bisogno e della solitudine, dandole la forza di non abortire e di salvare, insieme al figlio, la sua stessa vita».