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mercoledì 11 settembre 2024
 
 

Camerun, terroristi islamici rapiscono sacerdote

19/11/2013  E' padre Georges Wandenbeusch, francese. E' stato portato via nella notte tra il 13 e il 14 novembre. Il sequestro è stato rivendicato da Boko Haram, il gruppo integralista islamico che dal 2009 sta mettendo in ginocchio il nord-est della Nigeria e attua rapide incursioni nei Paesi limitrofi.

«Boko Haram vuole colpire il Camerun proprio nel suo “punto di vanto”:  Paese in pace da oltre 50 anni, Paese di integrazione religiosa, Paese aperto al mondo». È l'analisi di don Maurizio Bolzon, sacerdote fidei donum della diocesi di Vicenza, parroco a Loulou (la parrocchia è dedicata a Santa Giuseppina Bakhita), diocesi di Maroua-Mokolo, nel nord del Camerun, all'indomani del rapimento, avvenuto la notte fra il 13 e il 14 novembre, del francese padre Georges Wandenbeusch. Curato della parrocchia di Nghecewé, un centinaio di chilometri da Maroua, è stato sequestrato da un commando di “banditi”. Qualche chilometro a piedi in mezzo alla savana e poi la fuga in moto per passare il confine con la Nigeria.

I rapitori - secondo quanto affermato dai testimoni - si esprimevano in inglese, haussa e kanuri (le prime due lingue parlate in Nigeria). Il Governatore della regione dell'Estremo Nord del Camerun e il suo staff hanno passato i successivi due giorni a organizzare le ricerche e a studiare un piano di messa in sicurezza del territorio. Ma già il 15 novembre, Boko Haram - il gruppo integralista islamico che dal 2009 sta mettendo in ginocchio il nord-est della Nigeria - ha rivendicato il sequestro.

Lo scorso febbraio la stessa setta aveva fatto un'altra incursione nel Camerun settentrionale e aveva sequestrato un'intera famiglia francese (compresi i 4 bambini). La liberazione era avvenuta dopo due mesi e - secondo fonti non ufficiali - dietro pagamento di un lauto riscatto. Poi, il 2 novembre, c'è stata l'uccisione in Mali della giornalista Ghislaine Dupont e del suo cameraman, Claude Verlon, rivendicata da al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). È evidente che la situazione si sta deteriorando. Tanto che il viaggio di un gruppo di muratori vicentini che doveva recarsi a Loulou per dare una mano per la costruzione della chiesa, è stato annullato.

«Padre Georges era arrivato in Camerun come fidei donum da soli due anni, unico missionario della sua diocesi in terra d'Africa - racconta don Maurizio -. Ci si incontrava frequentemente alle riunioni a Maroua e, proprio perché lo si sapeva solo, era stato naturale dimostrargli amicizia e farlo sentire ancor più “tra fratelli”. Pochi giorni prima del rapimento, gli avevo dato un passaggio in macchina. Gli avevo chiesto come stesse. Mi aveva risposto che era sereno e si sentiva ben voluto dalla gente e protetto proprio dai suoi parrocchiani, che lo tranquillizzavano e gli dicevano che ci avrebbero pensato loro a tenere lontani i malintenzionati. Cosa che in effetti hanno provato a fare la notte dell'assalto, ma cosa possono dei bastoni di fronte a fucili e munizioni?»

Il Governatore ha anche provato a mettersi in contatto con le tre province frontaliere della Nigeria, per ottenere un coordinamento tra le forze dell'ordine dei due Paesi. Ma le prime notizie pervenute dicono di una frontiera completamente nelle mani di Boko Haram, con l'esercito nigeriano che tenta di riprendere il suo “nord-est”, ma senza riuscirci. «I primi a pagare per questa situazione sono - come sempre - i civili - dice sconsolato don Maurizio -. La setta, che ha come scopo distruggere le scuole e la cultura (diabolica manifestazione dell'oppressione occidentale, a loro avviso), assalta scuole e villaggi. La gente fugge dove può; molti vengono in Camerun, dopo aver perso case, terre e raccolti. E i poveri che abitano le zone di confine stanno mostrando una solidarietà inimmaginabile, accogliendo questi fratelli bisognosi di tutto».

La paura è che, in mezzo ai rifugiati, si infiltrino membri di Boko Haram. D'altra parte, fonti del luogo parlano di cellule in formazione e di connivenze; anche l'assalto alla missione di padre Georges, senza complici locali, risulta difficile da spiegare. «L'islam estremista è sempre più armato e sempre più intenzionato ad allargare il suo territorio», afferma un ufficiale. E «trova terreno fertile - dice il parroco di Loulou - perché la gente qui è troppo “semplice” per capire che aprire le porta a questo islam non porterà nulla di buono. Non sono in grado di capire la differenza tra la religione islamica e questa deriva terrorista». Il vescovo di Maroua, monsignor Philippe Stevens, è da sempre un indefesso propugnatore della pace tra le religioni, del dialogo, della convivenza fraterna. Ma con gli estremisti la via del dialogo non si presenta facile. E la preoccupazione è tale che, all'indomani del rapimento di padre Georges, il governatore aveva disposto che tutti i bianchi che abitano nelle vicinanze della frontiera nigeriana, ripiegassero su Maroua o, meglio ancora, rientrassero in Patria.

I missionari, però, si erano opposti dicendo che non si abbandona la gente quando il bisogno si fa più grande. Poi è arrivato il contrordine: sembra che il Papa stesso sia intervenuto a chiedere che sia permesso ai missionari di restare. «La missione della Chiesa - conclude don Maurizio - è restare accanto a chi ha bisogno. Preti, suore, laici, che la Chiesa manda in missione, non partono per il gusto dell'avventura. Si parte perché Gesù ha detto: “Voi sarete miei testimoni fino agli estremi confini della terra". Testimoni di Gesù attraverso l'annuncio della sua Parola e, molto più, attraverso una vita spesa al servizio degli ultimi. Sul Suo esempio. Questo è tutto. Io sono colpito e toccato dal coraggio di tanti confratelli e consorelle missionari, che non intendono mollare. Come si fa a parlare di “Uno” che ha dato la vita per il mondo se, al sopraggiungere del pericolo, si dice: “Beh, adesso io ho finito, cavatevela da soli”? Il Vangelo non è una bella storia. Il Vangelo è programma di vita. Che credibilità avrebbe, se coloro che sono venuti ad annunciarlo se ne andassero non appena il prezzo comincia ad alzarsi? I missionari non sono incoscienti, non vogliono il martirio, ma quando parli di Gesù in mezzo a gente che la vita ha tenuto sempre schiacciata a terra, senti tutto il peso della Parola che stai portando. E capisci che non puoi scaricarlo».

 
 
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