San Francesco ha percorso in lungo e in largo l'Italia Centrale (Toscana, Umbria e Lazio) e non solo ed è naturale quindi che percorrerne le tracce richieda scarponi (o sandali) robusti e tanta voglia di camminare. Il Cammino percorso da Chiara di Assisi, invece, è circoscritto ai dintorni della cittadina umbra, ma nessuno aveva mai pensato di tracciarlo per permettere a tutti di ripercorrerlo. L'idea è stata di Monica Cardarelli, appassionata di francescanesimo e collaboratrice del web magazine “La perfetta letizia”, e di Francesco Gallo, guida escursionistica. Hanno preso il testo del biografo Tommaso di Celano e cercato d'immaginare che strada avesse fatto Chiara prima di giungere a San Damiano.
Hanno poi disseminato l'itinerario con il disegno stilizzato di una lucerna ad olio e pubblicato il libro “I passi e il silenzio. A piedi sulle strade di Chiara d’Assisi”, edito da Porziuncola, che descrive minuziosamente ogni tappa. Il Cammino di Chiara si snoda per circa 24 chilometri intorno ad Assisi: la fuga dalla casa paterna alla Porziuncola, da lì al monastero benedettino di San Paolo delle Abbadesse, a Bastia Umbra, poi fino alla chiesetta di Sant’Angelo in Panzo, alle pendici del Monte Subasio, per giungere infine a San Damiano, dove Chiara sceglierà di restarvi in clausura per più di 40 anni. Un cammino fisico e spirituale che permette di scoprire un volto e un cuore di Chiara forse non ancora conosciuti.
La guida contiene tutte le informazioni, i percorsi e le cartine, ma anche le difficoltà, i chilometraggi e i luoghi in cui dormire. E per ogni tappa vengono presentati gli episodi più significativi della vita di Chiara, secondo i testi originali (la Vita di Chiara d’Assisi di Tommaso da Celano, Il Testamento, la Regola, le Lettere ad Agnese di Praga, ecc.). “L'invito per tutti è a mettersi in cammino alla scoperta di una donna e una santa ancora attuale, che ci interpella e non smette di affascinare, a 800 anni dalla sua consacrazione (28 marzo 1211)” come spiega Monica Cardarelli. Quest'anno, nell’ambito delle celebrazioni dell’ottavo centenario, per ricordare la fuga dalla casa paterna di Chiara, avvenuta la notte della domenica delle Palme, e l’inizio del suo cammino umano e spirituale, il Cammino è stato ripercorso da un gruppo di pellegrini proprio nel giorno della fuga di Chiara.
Si parte con entusiasmo dal Duomo di San Rufino e la prima sorpresa è costituita dalla porta della casa da cui sarebbe fuggita Chiara. Non è la porta principale, ma quella secondaria, che veniva usata nel Medioevo solo per far uscire i morti e si trovava ad un'altezza rialzata rispetto al piano stradale. Si prova un brivido al pensiero e poi attraversando la città deserta nella luce tenera dell'alba ci caliamo immediatamente nell'atmosfera di quel pellegrinaggio spirituale.
Usciamo da Assisi per Porta Mojano, una di quelle della seconda cerchia muraria, passando accanto a Santa Chiara. La città è vuota, il caos dei pullman turistici arriverà più tardi. Superiamo il convento delle suore brigidine e scendiamo per una strada di campagna in mezzo agli ulivi rapiti dalla bellezza di quanto vediamo.
A sinistra una casa medioevale è costruita, come innestata, sopra una tomba romana ben riconoscibile. A destra invece vediamo una casetta bassa, con un pergolato di glicini e due finestrelle dalle imposte verdi. C'è una corte, un annesso, un altra casetta, un ciliegio in fiore...un insieme armonico e semplice. Una volta erano le scuole elementari, diverse generazioni fa. Anche con poco c'era un gusto del bello nel costruire che oggi si è perso.
Proprio lì vicino ecco San Masseo. La Comunità di Bose (guidata da Enzo Bianchi) si è insediata da poco in questa chiesa e non poteva scegliere posto migliore. Sorta su fondamenta romane e bizantine, frequentata secondo la tradizione da San Francesco, conosce così una nuova primavera.
Non è lunga la strada per arrivare alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove ci aspetta un frate sorridente. La Porziuncola è fondamentale nel Cammino di Chiara perché qui la Santa venne accolta dai frati riuniti in preghiera con le lampade e “rinunciando ai capelli per mano dei frati, abbandonò le sue bellezze”.
Dalla Basilica usciamo e ci dirigiamo fuori Assisi per seguire il Percorso Verde che si sviluppa accanto al torrente Tescio e ci porta fino a Bastia Umbra, per l'esattezza al cimitero, dove si trova la chiesa di San Paolo delle Abbadesse (XI Secolo), quanto rimane dell'antico monastero in cui Santa Chiara venne condotta all'inizio della sua consacrazione.
Suor Noemi, una giovane suora benedettina veneziana, ci accoglie in questa chiesa molto semplice, ad un'unica navata con copertura a capanna. In un angolo dell'abside si trova la colonna a cui Chiara si aggrappò per non essere portata via dai suoi familiari.
La famiglia si opponeva non tanto alla scelta monastica, quanto al fatto di entrare in convento come serva, in una condizione umiliante. “Vivere in povertà ha significato per Chiara non possedere nulla; per lei vendere la dota e distribuire il ricavato ai poveri significa attuare una forma di giustizia, consapevole che Dio ha creato i beni della terra per tutti gli uomini” scrive Monica Cardarelli in “I passi e il silenzio”.
Le suore benedettine di Bastia Umbra tengono molto a questa chiesa e alcune di loro l'hanno scelta per la loro consacrazione. Da poco vendono, per il sostentamento, dell'olio extravergine d'oliva, andando a raccogliere le olive negli uliveti abbandonati di cui i proprietari non si occupano più.
Il cimitero è aperto tutti i giorni dall'alba al tramonto e così anche la chiesa, che è quindi facilmente visitabile e può essere anche una meta esclusiva per chi non ha la possibilità di percorrere l'intero Cammino.
Lasciata la chiesa, ci aspetta la tappa più impegnativa dell'itinerario, sia per la lunghezza (10 chilometri) che per il dislivello, perché si abbandona la pianura per salire alle pendici del monte Subasio e, infine, perché se si è partiti all'alba, ora saranno le ore più calde del giorno.
Si torna indietro fino al ponte sul torrente Tescio e si prende poi Via dell'Isola Romana, il nome originario di Bastia. Il borgo era sorto infatti su un fazzoletto di terraferma circondato dall'acqua e dagli acquitrini dell'ormai estinto Lago Umbro. Bastia era chiamata all'epoca “Insula Romana” e isolani erano i suoi abitanti. Le fortificazioni che giustificano il nome attuale verranno costruite solo solo nel XIV Secolo.
Il lungo cammino su viali bordati di querce secolari è piacevole per la vista di Assisi, che ci accompagna a lungo, e per quella di Santa Maria degli Angeli. Non solo, si passa per luoghi francescani importanti. Si incrocia, ad esempio San Salvatore delle Pareti, un antico ospedale del 1193. Si racconta che San Francesco morente, trasportato da Assisi alla Porziuncola, fece girare verso monte la lettiga su cui era steso e guardando la città la benedisse.
Avanziamo in direzione di Rivotorto, dove però non andiamo a visitare il Santuario e quella che fu la prima dimora di Francesco e i suoi frati, un tugurio posto accanto a un ruscello “torto”. La chiesa attuale è del XIX Secolo. Dopo un po' di incroci e di svolte dobbiamo affrontare la salita seguendo la piccola stradina del Fosso delle Carceri, da cui si intravede l'Eremo omonimo, uno dei più noti a ragione di quelli francescani, annidato in una fenditura del monte Subasio.
La vera sorpresa del Cammino di Chiara è in agguato quando arriviamo all'ex monastero di Sant'Angelo di Panzo, la comunità che accolse per pochi giorni la giovane Santa Chiara, da cui scrisse una lettera alla sorella Caterina (prenderà poi il nome Agnese) invitandola a unirsi all'Ordine.
Il posto è di una pace sorprendente ma rimane solo la chiesetta di San Michele arcangelo in una proprietà privata, ricostruita dopo che un terremoto ha distrutto quella originale. Se si ha la fortuna di trovare la custode, la signora Rita, si può pregare in un posto straordinario e anche dissetarsi con dell'acqua di una sorgente che una volta dissetava tutta Assisi e che si trova nel cortile della proprietà.
Si esce da Sant'Angelo percorrendo un bel viale bordato di querce e il Cammino prosegue ora in discesa, consentendo di recuperare le forze. C'è anche il tempo per un sorriso di fronte alle indicazioni stradali che fornisce la guida, non perché non siano corrette, ma per la toponomastica francescana. Dobbiamo infatti superare l'incrocio con Via Madre Terra (chiesetta sulla sinistra) e arrivare a un secondo incrocio, con Via Sorella Acqua...
L'avvicinamento a San Damiano toglie il fiato, tanto appare bello il convento dal sentiero che si snoda in mezzo agli olivi e alle pecore al pascolo.
Una fontana ristoratrice accoglie i pellegrini e ci stupiamo di non essere soli, per la prima volta della giornata. Qui l'affollamento può essere significativo, ma nulla toglie al fascino di un luogo fondamentale tanto per Francesco quanto per Chiara.
“E così, per volontà del Signore e del beatissimo padre nostro Francesco, venimmo ad abitare accanto alla chiesa di San Damiano. Qui, in breve tempo il Signore, per sua misericordia e grazia, ci moltiplicò assai, perché si adempisse quanto egli stesso aveva preannunciato per bocca del suo Santo” (Testamento di Santa Chiara).
San Damiano, come ci spiega il frate che incontriamo, rappresenta il luogo cardine della spiritualità clariana, in cui la Santa visse per 42 giorni e dove, giorno dopo giorno, diede forma al suo desiderio di vivere la povertà e di condividerla con la comunità.
È anche il luogo in cui la Santa trascorrerà gli ultimi 28 anni della sua vita immobilizzata a letto, a causa delle malattie e dell'indebolimento. Nonostante ciò continuerà a vivere le privazioni e i digiuni con la stessa gioia, dolcezza e fermezza degli inizi. Il lavoro è sempre stato considerato importante nella Regola e Chiara non vi si sottraeva nonostante la malattia. Venivano svolte all'epoca attività manuali come la filatura e la coltivazione dei campi.
Chiara è stata la prima donna a scrivere una Regola per altre donne e questo accade nel 1251, utile risulta l'esperienza di vita eremitica vissuta con le sue Sorelle.
Il Cammino di Chiara si completa con la quinta tappa, che ci conduce alla basilica di Santa Chiara.
Si tratta di appena un chilometro di strada. A quei tempi vi si trovava la chiesa di san Giorgio e qui, come già San Francesco, Chiara fu sepolta. Poco dopo la sua morte (11 agosto 1253) le sue consorelle di San Damiano riuscirono ad ottenere la permuta del loro monastero originario con quella chiesa e iniziarono la costruzione dell'attuale basilica, che venne consacrata nel 1265.