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sabato 19 aprile 2025
 
LA CANDELORA
 
MariaConTe

«La purificazione di Maria parla al cuore di ogni mamma»

02/02/2023  «Questa festa, alla quale è dedicata la parrocchia che guido, a San Macario (Samarate, Varese) sottolinea quanto sia importante, a partire da un’esperienza forte come la maternità, darsi un periodo per scoprire la nuova identità di madri e poi rientrare in comunità e camminare con gli altri», spiega don Nicola Ippolito. «Ci vuole un tempo per vivere il ruolo nuovo e la Madonna che porta Gesù al Tempio dopo i 40 giorni ce lo ricorda». L’effigie scomparsa e quella dell’Addolorata che la sostituì

La chiesa della purificazione di Maria Vergine a San Macario, frazione di Samarate (Varese). Da Wikipedia.
La chiesa della purificazione di Maria Vergine a San Macario, frazione di Samarate (Varese). Da Wikipedia.

di Maria Angela Masino

Agli albori del cristianesimo fu fissata, originariamente, al 15 febbraio, la ricorrenza di due riti d’ispirazione biblica che secondo la tradizione ebraica dovevano essere celebrati 40 giorni dopo la nascita di un bambino: la Presentazione al Tempio, e la Purificazione della madre. La prima origine dal testo dell’Esodo (13, 2 segg.), in cui Yahvé ordina a Mosé di consacrargli ogni primogenito; in seguito i genitori riscattavano il bambino col pagamento di cinque sicli d’argento. La seconda invece si fondava sul Levitico (12, 1-8): dopo il parto, la donna rimaneva impura, come durante il ciclo mestruale, per 40 giorni (se il nato era un maschio) o di 80 (se era femmina); il ritorno alla purità doveva essere sancito attraverso l’offerta al Tempio di un agnello e di un colombo o una tortora, obolo ridotto a due tortore nel caso d’indigenza della famiglia.

Più avanti negli anni, essendo stata stabilita al 25 dicembre la data della Natività di Cristo, questa duplice ricorrenza fu fissata al 2 febbraio, anche per eludere la disdicevole concomitanza con i Lupercali, sfrenata festa di tradizione pagana, ancora molto viva nella tradizione popolare. Delle due ricorrenze cristiane la Presentazione di Gesù al Tempio era la più importante. Ma, considerado la coincidenza con l’antica celebrazione del rito in onore di Giunone, ad un certo punto si diede maggiore rilievo alla Purificazione di Maria, per distogliere i fedeli dalla sopravvivenza dell’antica consuetudine pagana, sostituendola con una cristiana di significato affine. Fin dal VII secolo, infatti (vedi speciale sulle feste mariane sul n.1/2023 di Maria con te) a Roma in occasione di questa festa si svolgeva una processione notturna con ceri accesi verso la basilica di Santa Maria Maggiore. In seguito, fra il IX e il X secolo, si diffuse il rito della benedizione delle candele, originariamente con l’accensione delle stesse da un cero benedetto, in analogia al rito durante la celebrazione pasquale.

Da questa tradizione la festività assunse, nel gergo popolare la denominazione di Candelora. In epoca moderna, si è tornati a indicare la festa come Presentazione di Gesù al Tempio, ma rimane traccia della forte devozione concentrata attorno al suo aspetto mariano nella dedicazione alla Purificazione di Maria mantenuta da alcune chiese. Siamo andati a visitarne una a San Macario, frazione di Samarate (Varese). Qui, già nel Cinquecento, c’era una cappella dedicata alla Beata Vergine Maria della Purificazione, la cui festa era celebrata il 2 febbraio. Questa ricorrenza era molto sentita (ed è rimasta tale per lungo tempo), ma il problema era soprattutto lo spazio angusto della chiesa.

«Spesso i fedeli non potevano partecipare neppure alla Messa domenicale e così rimanevano sul sagrato. A fine ‘500, nella frazione vivevano 37 famiglie, circa 350 persone davvero troppe per una chiesa a una sola navata e un atrio lungo appena tre metri!», spiega Sandra Ragni, 73 anni, parrocchiana e appassionata della storia locale. «Oltre a questa criticità c’era quella costituita dai continui e numerosi straripamenti del torrente Arno che rendeva impossibile la partecipazione alle funzioni religiose», aggiunge. Era necessario fare dei lavori per rendere più grande e accogliente la chiesa e sottolineare quindi il significato spirituale da cogliere nella Madonna della Purificazione.

 

Don Nicola Ippolito, 61 anni.
Don Nicola Ippolito, 61 anni.

Ma ci vollero ancora anni per realizzare il sogno dei fedeli. Solo in seguito alla visita di San Carlo Borromeo, cardinale e arcivescovo di Milano, si decise “ufficialmente” di ingrandire la cappella che fu ampliata, la prima volta nel 1600 e diventò parrocchia nel 1610: il primo matrimonio venne registrato il 9 febbraio 161, una settimana dopo la festa della Purificazione di Maria. Sul finire del XVII secolo, a San Macario, in circostanze mai chiarite, si perse ogni traccia dell’antica effigie della Madonna della Purificazione che fu sostituita dalla scultura tuttora conservata nella chiesa di Maria addolorata con il cuore trafitto da una spada. Una coincidenza in cui si può anche cogliere un segno del Cielo. Come non pensare infatti alle parole profetiche che Simeone, illuminato dallo Spirito Santo, quando Maria si reca al tempio per la sua purificazione e per presentare Gesù al Signore? Simeone che, fino a quel momento, si era rivolto a tutti i presenti, benedicendo in particolare Giuseppe e Maria, predisse soltanto alla Vergine che avrà parte alla sorte del Figlio: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima - perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35). Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, cui era stato predetto che non sarebbe morto prima di vedere il Messia, lodò Gesù, annunciando che sarebbe stato Luce del mondo e subito dopo profetizzò l’atroce sofferenza della Vergine, anch’essa sacrificio d’amore per la salvezza, per una gioia più grande ed eterna. L’intenso collante spirituale tra l’episodio della Presentazione e quello di Maria sotto la Croce è il sì totale e fiducioso della Madonna a Dio, dalla nascita alla Passione del Figlio. E proprio questo modello di fede intende sottolineare la tradizione mariana della Purificazione.

Tornando alla chiesa di San Macario, traccia più evidente dell’antica devozione alla sua origine, è l’artistica formella raffigurante la Maria, in un atteggiamento i bilico tra la tenerezza e l’ossequio, con il Bambino in braccio, davanti al sacerdote nel Tempio, attorniata da Giuseppe, sant’Anna, san Gioacchino e un angelo in adorazione del Pargolo divino. La formella è incastonata al centro del primo altare ligneo, proprio sulla porticina del tabernacolo. Oltre ai lavori seicenteschi, la chiesa fu ulteriormente ingrandita tra il 1830 e il 1832. E, ancora, nel 1902 fu sventrata e ricostruita così come la si vede oggi, mantenendo semplicemente la dedicazione alla Purificazione di Maria Vergine. Da allora, il 2 febbraio, è sempre stata una festa importante accompagnata da processioni e preghiere particolari cui partecipavano moltissimi parrocchiani. Dopo il Concilio Vaticano II (1962 -1965) - che ha segnato un grande rinnovamento nella vita della Chiesa - la festa della Purificazione di Maria è diventata Presentazione di Gesù al Tempio, sempre chiamata, a livello popolare, Candelora, il giorno in cui si benedicono le candele, simbolo di Cristo, Luce per tutti noi. Dell’antica festa della Purificazione secondo la fonte del Levitico andrebbe, forse, attualizzata e riscoperta, anche dal punto di vista della catechesi per la famiglia. Quei quaranta giorni lontano dalla comunità, in seguito al parto, richiamano una pausa di riflessione e un silenzio del corpo, un silenzio che permette di presentarsi poi davanti al Signore perché dia la Sua benedizione alla donna, al bambino e alla loro nuova vita insieme ricominciando dal Suo Amore.

«Questa festa sottolinea come sia importante a partire da un’esperienza forte come può essere quella del parto darsi un periodo per scoprire la nuova identità di madri e poi rientrare in comunità e camminare insieme agli altri», spiega don Nicola Ippolito, 61 anni, parroco della Purificazione di Maria Vergine a San Macario. Madri non si diventa nell’istante in cui il neonato piange per la prima volta, ma gradualmente. Il corpo che prima ospitava il bambino deve riprendere la sua forma, il suo equilibrio e mettere in atto nuove capacità: allattare, proteggere, abbracciare… Ci vuole un tempo per vivere il ruolo nuovo e Maria della Purificazione ce lo dice e ci ricorda ancora una volta che è vicino a tutte le donne che hanno partorito e sentono la necessità di presentare il loro bambino a Dio per ricevere la Sua Benedizione. La devozione a questa festa era molto sentita nella società contadina, in particolare qui a San Macario, perché le madri per lo più lavoratrici nei campi e nelle filande, avevano poche possibilità e poco tempo da dedicare a se stesse e ai bambini. E, allora, cercavano la protezione di Maria e attraverso la Sua intercessione l’aiuto di Dio. «Desideravano essere sostenute nel loro percorso di vita con il bambino, soprattutto se primogenito, destinato ad avere un ruolo molto importante in famiglia. La festa ha qualcosa da dire a tutte le donne anche contemporanee, riguarda la capacità di rispettare i tempi della Natura, del ciclo della Vita», aggiunge don Nicola. Solo quando la donna nei giorni successivi al parto è tornata a casa e si è dedicata al compito di nutrire, accudire, amare il suo bambino, il suo nuovo equilibrio di madre ha forma compiuta. «Ricordiamolo, anche oggi, dopo aver partorito, è il momento di richiedere la protezione di Dio, la Sua benedizione attraverso Maria a cui bisogna guardare con fiducia per riuscire a dialogare con la comunità con cui si condivide il percorso di vita e preghiera», conclude don Nicola.

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