(Foto Ansa: prodotti a base di canapa in un negozio di Roma)
Due cannabis shop sono stati chiusi nelle Marche, a Civitanova, nel Maceratese. La decisione del questore di Macerata Antonio Pignataro è arrivata dopo le dichiarazioni del ministro dell'Interno Matteo Salvini, che ha annunciato un giro di vite contro i negozi che vendono la canapa legale, ovvero contenente un livello di Thc (principio attivo psicotropo) inferiore allo 0,6, aperti sulla base della legge del 2 dicembre 2016 "Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa" (cannabis sativa).
Per Salvini la chiusura dei negozi marchigiani - seguita al sequestro di prodotti nei quali era stato riscontrato un livello di Thc superiore a quello consentito - è l'inizio della «guerra via per via, negozio per negozio, quartiere per quartiere, città per città» contro la marijuana legale. «Non voglio spacciatori, la droga fa male». Alle sue affermazioni ha ribattuto la ministra della Salute Giulia Grillo: «Non bisogna dare informazioni sbagliate», ha dichiarato, «perchè nei canapa shop non si vende droga. Se per caso Salvini come ministro dell’Interno è in possesso di informazioni che io non ho, e questo è pure possibile, chiaramente allora bisogna fare altro ordine di considerazioni». La presa di posizione del ministro dell'Interno ha suscitato anche le reazioni di alcuni gestori dei negozi di canapa legale, i quali hanno dichiarato di non vendere droga ma prodotti terapeutici.
«E' ora di smetterla con gli spot politici», è il commento di don Antonio Mazzi, sacerdote ed educatore da decenni impegnato nel recupero dei ragazzi tossicodipendenti attraverso la Comunità Exodus. «Ciò che il Governo dovrebbe fare è capire come intervenire in modo sistematico e preventivo sui nostri giovani. Come cambiare la scuola e preparare gli insegnanti facendo loro capire che, aldilà delle discipline scolastiche, hanno un ruolo fondamentale di educatori. Quella che veniva chiamata pre-adolescenza è un'età di cambiamenti profondi e problematici, un momento molto delicato in cui i ragazzi non hanno ancora il concetto dei diritti e doveri. Se un ragazzo non è stato educato ad avere delle regole banalizza tutto, a partire dai negozi di canapa. Bisogna partire da lontano».
Continua il sacerdote: «E' chiaro, su questi negozi mi pongo tante domande: come sono nati? E cosa significa legale e illegale? Ben sapendo che parliamo di sostanze di cui si può facilmente abusare. Si sa che sono nati sulla base della funzione terapeutica della canapa. Ma dalla terapia al negozio, mi pare che il passo siamo molto grande. Si tratta di attività ad alto rischio, sopratutto per i giovanissimi. L'idea di negozio è equivoca e subdola: può essere facilmente banalizzata, mettendo sullo stesso piano un posto che vende cannabis e uno che vende scarpe, vestiti o giocattoli».
Tuttavia, ribadisce don Mazzi, «non si può fare la guerra ai negozi quando non abbiamo fatto capire ai nostri ragazzi il concetto di droga. Dobbiamo fare una riflessione molto pacata: prima di pensare alla chiusura delle attività commerciali, dobbiamo partire dall'educazione e dalla prevenzione. E' un lavoro di grande pazienza, che coinvolge la scuola e la famiglia, le due gambe della società».