«L'attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali», alla radice del tradimento di Giuda, alla radice dle tradimento che i suoi seguaci di oggi fanno dei poveri. Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, parla nella celebraizone dle venerdì santo. Ripercorre la storia di Giuda per arrivare a dire che «è scandaloso che alcuni pecepiscano stipendi e pensioni cento volte superiori a quelli di chi lavora alle loro dipendenze e che alzino la voce appena si profila l'eventualità di dover rinunciare a qualcosa in vista di una maggiore giustizia sociale». Parla di prostituzione, mafie, spaccio di droga, traffico di armi, vendita di organi sottratti ai bambini, padre Cantalamessa. Dice che «Giuda cominciò col sottrarre qualche denaro dalla cassa comune. Dice niente questo a certi amministratori del denaro pubblico?». Ricorda gli anni Settanta e Ottanta, quando i rovesciamenti politici, il terrorismo, i giochi occulti di potere ci fecero pensare a un Grande Vecchio che muoveva i fili di tutto. «Questo Grande Vecchio esiste davvero, non è un mito, si chiama Denaro!», insiste il predicatore. «Il denaro è falso e bugiardo» ed è il vero nemico di Dio. Se la Scrittura ci dice: «Tutto è possibile a chi crede», il mondo ci dice: «Tutto è possibile a chi ha il denaro». A un certo livello, ricorda il predicatore, «i fatti sembrano dargli ragione».
Ed è per questo che Giuda tradì, perché era un ladro. Non furono motivazioni ideali a spingerlo al tradimento, ma «un motivo molto più terra-terra: il denaro». Giuda teneva i cordoni della borsa e prendeva dai denari comuni. Per questo, a Betania, rimprovera Maria che usa unguento prezioso per lavare i piedi di Gesù. Non per amore per i poveri, ma per non far sprecare denaro che poi doveva sottrarre. Ed è per questo che dà un prezzo al suo Maestro e lo "vende".
Un tradimento che continua nella storia, e non solo nei casi clamorosi. Tradisce Gesù chi tradisce la moglie o il marito, chi tradisce il proprio ruolo, la propria coscienza, il proprio ministero sacerdotale.
Ciascuno di noi ha i suoi tradimenti. Per questo occorre guardarsi dentro e pensare, come invitava a fare don Primo Mazzolari, «al Giuda che ho dentro di me». Pensado però poi al pentimento e al perdono. Perché la storia di Giuda, dice ancora padre Cantalamessa deve insegnarci «ad arrenderci a colui che volentieri perdona» e che, come ultima parola a Giuda usa il termine «amico».