Giovedì alla Camera dei deputati ci sarà un incontro importante. Titolo: “Maternità al bivio: dalla libera scelta alla surrogata. Una sfida mondiale”. Partecipanti: la vicepresidente del Parlamento francese, la socialista Laurence Dumont, che l’anno scorso a Parigi ha ospitato la convention per l’abolizione della maternità surrogata. Sylviaine Agacinski, moglie dell’ex premier francese Lionel Jospin e presidente del CoRP (collettivo per il rispetto della persona) che farà un intervento dal titolo: “Una questione di civiltà”, la svedese Stephanie Thogersen, la scrittrice Susanna Tamaro, l’europarlamentare Silvia Costa, le deputate Mara Carfagna, Eleonora Cimbro, Milena Santerini, Elena Centemero, Maria Elena Spadoni, Anna Finocchiaro (Pd) e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Fronti trasversali e bipartisan, come si dice nel gergo politico.
La notizia di questo importantissimo convegno in un luogo istituzionale come Montecitorio sarebbe forse passata inosservata se non ci fosse stata una polemica, riportata mercoledì da Repubblica, sul mancato patrocinio all’iniziativa da parte della presidente della Camera Laura Boldrini. La questione del patrocinio ci interessa solo fino a un certo punto. Al disappunto delle femministe che hanno organizzato l’iniziativa ha risposto, in una nota, il portavoce di Laura Boldrini, Roberto Natale spiegando che la Camera «accoglie, compatibilmente con le disponibilità logistiche, tante iniziative di dibattito su temi sociali, culturali, etici dei più diversi orientamenti, e così ha fatto anche stavolta mettendo a disposizione una delle sue sale. Cosa ben diversa è la concessione del patrocinio. La decisione viene istruita dall'Amministrazione, che non mette il “timbro” dell'Istituzione su iniziative che appoggino una parte o l'altra in questioni complesse e controverse. La stessa scelta, naturalmente, sarebbe stata fatta qualora il patrocinio fosse stato chiesto da chi è a favore della maternità surrogata. È un elementare segno di terzietà dell'Istituzione Presidenza. Laura Boldrini ha ovviamente le sue idee in tema di maternità surrogata e le ha anche manifestate in un recente passato. Ma non è corretto chiederle di schierare l'Istituzione su una posizione di parte».
Ci permettiamo di far notare che, al di là del dibattito specifico, in Italia la maternità surrogata (ma è meglio dire utero in affitto) è un reato punito dalla legge 40 con la reclusione fino a due anni e con la multa fino ad un milione di euro. Quindi non si tratta, in questo caso, di sposare una delle due tesi in campo, pro o contro l’utero in affitto, ma di prendere atto, da parte della terza carica dello Stato, di qualcosa che la nostra legislazione giudica un reato.
L'utero in affitto in Italia è un reato
Tra l'altro la presidente Laura Boldrini, sempre coraggiosamente al fianco delle donne e protagonista di molte battaglie istituzionali a favore della dignità femminile, in un post su Facebook del 2 marzo 2016 – era il periodo in cui infuriavano le polemiche sul figlio di Nichi Vendola – scriveva: «Ho delle riserve nel caso in cui la maternità surrogata coinvolga donne indigenti che portano avanti una gravidanza dietro il pagamento di una somma di denaro. In circostanze differenti, quando si tratta di una scelta libera e consapevole, non dettata dal bisogno, anche le valutazioni sono di natura diversa».
Anche qui occorre fare due precisazioni: è molto difficile che donne ricche si offrano per fare la maternità surrogata per dono (chi ha avuto la gioia di mettere al mondo un bambino, il suo bambino cullato nel suo grembo per nove mesi, sa che non lo farebbe mai) mentre il fenomeno riguarda le donne povere che hanno bisogno di soldi, sono sfruttate e spesso – succede in India – sono costrette a firmare obtorto collo dei contratti in cui sollevano la clinica da qualsiasi responsabilità nel caso in cui ci siano complicazioni.
La seconda è che, sia che l’utero in affitto lo scelgano donne ricche sia che lo scelgano donne povere, resta il problema che c’è sempre un bambino, innocente, che viene privato della madre e viene venduto alle coppie committenti che lo hanno “ordinato” in una logica spietatamente commerciale. E anche questo è inaccettabile. Per tutti questi motivi, quel convegno dovrebbe ottenere il patrocinio del Parlamento degli italiani.