Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 11 ottobre 2024
 
 

Cara Juventus lasci stare le Procure

10/08/2011  Comprensibile il valore affettivo/sportivo, legittimo il desiderio di giustizia. Ma la magistratura ha impegni più urgenti di uno scudetto stagionato.

Cara Juventus,

capiamo tutto: il bisogno di giustizia, la delusione dei tifosi, i rischi che la giustizia sportiva, vincolata com'è sempre ai calendari, abbia preso al tempo di Calciopoli decisioni drastiche e più rapide del necessario. Ma paventare il ricorso alla magistratura ordinaria per riavere lo scudetto assegnato a tavolino all'Inter, indipendentemente dal merito di quella assegnazione e dalla sua conferma, ci pare - come tante altre cose nel calcio - un segno di distanza dalla realtà.

Lo penseremmo anche se avesse paventato il medesimo proposito una qualunque altra società nel medesimo contesto, non è questione di merito qui - la nostra posizione non ha nulla a che fare con una discussione a proposito di chi meritasse o demeritasse quel titolo -, poniamo un problema di metodo e semmai di senso civico.

E veniamo alla sostanza: per quanto affettivamente sia importante uno scudetto per i tifosi, per quanto lo sia nel palmarès di una società, per quanto impopolare sia quello che stiamo per dire, vorremmo ricordarvi che proprio in queste ore magistratura e altri organi dello Stato stanno discutendo sulla necessità di derogare alla norma che vieta di destinare alle Procure e alle funzioni requirenti i magistrati di prima nomina, prima che abbiano compiuto quattro anni di servizio, decisione che si era presa per evitare che giovani magistrati finissero ancora inesperti sulla frontiera dell'antimafia. 

Oggi quella norma si ridiscute perché le Procure non hanno, soprattutto nelle sedi cosiddette disagiate, la forza di smaltire il lavoro arretrato. In Italia si aprono ogni anno oltre 4.809 procedimenti civili ogni 100.000 abitanti e se ne smaltiscono 4.515 (3° posto in Europa dopo Olanda e Russia), va ancor peggio per la domanda penale: i magistrati italiani ricevono oltre 1.200.000 nuovi procedimenti penali l'anno e ne smaltiscono oltre 1.150.000.  Alla domanda di giustizia penale più alta d'Europa corrisponde il più elevato tasso di smaltimento d'Europa cioè la più elevata efficienza (Fonte:  Commissione europea per l'efficacia della giustizia 2008).  Eppure non basta.

Nessuno si offenda se, a partire dalla consapevolezza di questi dati, in un Paese cui ogni anno la corruzione succhia miliardi di euro e le mafie ne fatturano miliardi e miliardi, vi chiediamo la grazia di risparmiare alle Procure il compito di riassegnare scudetti. Per Calciopoli la giustizia ordinaria ha già un processo in corso a Napoli, dove i capi di imputazione sono gravi.  Farà il suo corso, come è giusto. Il resto è futile. Non che lo sia la passione per il calcio, ma lo è il non saper guardare fuori dalle righe del campo.

Sarebbe un bel gesto che tutte le parti in causa, in un Paese che ha problemi gravi e veri, facessero un passo avanti e procedessero, a proposito di quello scudetto conteso e ormai antico, a una conciliazione autogestita: rinuncino tutti spontaneamente a quel titolo imbrattato dal sospetto, lascino vuota per scelta la casella del 2006 a futura memoria, come un monito contro tutte le schifezze che chi trucca lo sport, chiunque esso sia, potrebbe ancora fare.



I vostri commenti
12

Stai visualizzando  dei 12 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo