Da quando, tre secoli abbondanti fa, un filosofo inglese di nome Hobbes ha intuito che homo homini lupus, e cioè che anche l’animale uomo lasciato a sé stesso tende a regolare i propri conflitti sbranando l’avversario se più debole di lui, si è lavorato a costruire una struttura giuridica e sociale che arginasse questa tendenza alla jungla o al branco, assegnando allo Stato il monopolio della forza legittima.
Tradotto in soldoni vuol dire che se ho un problema con il mio vicino non sono autorizzato a regolarlo venendo alle mani con lui e vendicandomi del torto subito, ma devo ricorrere alle forze dell’ordine e alla magistratura per ottenere giustizia. Diversamente, la mia violenza, quand’anche fosse animata da nobili intenzioni e valide ragioni, passa dalla parte del torto. Diverso è il caso in cui io eserciti violenza per salvare me stesso o altri dall'altrui violenza che causa imminente pericolo. In questo caso la legge mi riconosce una causa di non punibilità per legittima difesa, a patto, però, che la mia reazione sia proporzionata allo scopo. Diversamente l’autodifesa diventa vendetta e la giustizia me ne chiederà conto.
Questa cosa si chiama stato di diritto e questo monopolio della forza è l’unico ammesso in democrazia. Per questo ci pare che la decisione della Regione Lombardia di stanziare un fondo, al momento 50.000 euro, per garantire gratuito patrocinio (in soldoni un avvocato gratis) ai cittadini sotto procedimento penale per eccesso di legittima difesa sia un pessimo segnale. Da un lato perché potrebbe incentivare i cittadini a farsi giustizia da sé (cioè a tornare a uno stato pregiuridico), dall’altro perché è un modo di ammettere la sconfitta dello Stato.
Se ci sono fondi da stanziare, sarebbe meglio stanziarli per potenziare e rendere più efficienti le forze dell’ordine sul territorio prima, anziché arrivare dopo, a proteggere – e ci sarebbe da discutere se sia una cosa saggia - persone esasperate che hanno già regolato, magari in eccesso, i propri conti. Né vale, a giustificare l'idea, la scusa che ci sentiamo ripetere di farlo per rispondere a un bisogno di sicurezza dei cittadini.
Non vale perché è una pia illusione e una mistificazione: se c’è un esito certo in questo percorso esso sta nell’imboccare un piano inclinato verso un mondo sempre più violento e sempre meno sicuro. Perché, al di là del primo istinto di pancia, ragionando non è facile sentirsi rassicurati alla prospettiva di abitare una realtà popolata di persone armate che si sentono legittimate, magari con ottime intenzioni in nome di una giustizia presunta, a riparare veri o presunti torti subiti, senza essere preparate a farlo, con la certezza di alimentare una spirale di vendette e con il rischio che si sbagli la mira.
Ps. Preveniamo la replica di chi dirà che persone illegittimamente armate in giro ci sono già e minacciano le persone perbene. Vero, ma l'obiezione è ugualmente respinta: non sarà incoraggiando la loro controparte onesta a rispondere con le armi (e raddoppiando le medesime in circolazione) che ce ne libereremo. Diranno anche che lo Stato è insufficiente. Nel caso, battiamoci perché stanzi fondi per migliorarsi.