Per il prossimo Natale, la mia adorata nipote, ormai dodicenne, mi ha implorato di farle trovare sotto l’albero uno smartphone. Nella sua classe lei è l’unica che non ce l’ha ancora e si sente esclusa da tutte le dinamiche social dei compagni. La mamma e il papà della ragazzina sono fortemente contrari a questa cosa e a loro volta mi hanno pregato di rispettare la loro posizione educativa. Ma io vorrei far felice mia nipote e, almeno questa volta, disobbedire alle loro indicazioni che di solito invece seguo e rispetto. Lei che tante volte intercede a favore di noi nonni, può farlo anche in questo caso?
NONNA EBE
— Cara nonna Ebe, no, non lancio un messaggio a tuo sostegno. Sono fermamente convinto che tua nipote, per la sua vita digitale, debba attenersi al progetto educativo dei suoi genitori. Personalmente tra l’altro credo che uno smartphone non debba entrare nella vita di un giovanissimo sulla base del fatto che tutti ce l’hanno. La popolarità di un oggetto o di un comportamento non significa che esso sia adeguato. E ci sono molti aspetti, correlati all’uso dello smartphone, che lo rendono non adatto ai preadolescenti, in assenza di un fermo “presidio” educativo da parte di mamma e papà. Lo puoi comprendere leggendo Metti via quel cellulare, che Aldo Cazzullo ha scritto insieme ai figli Rossana e Francesco (Mondadori). Nel loro dialogo intergenerazionale, padre e figli si confrontano intorno alla presenza delle tecnologie nella vita dei giovanissimi. Nelle loro pagine troverai molti elementi che ti faranno riconsiderare la questione. Sono anche fermamente convinto che la vita on line toglie ai nostri figli, quando vi si rivolgono in modo intenso e massiccio nel corso della giornata, il contatto con il reale e il principio di realtà. Cecilia Alvarez ne Le leggi naturali dell’apprendimento (Mondadori) scrive che: «È tempo di restituire ai nostri bambini il tempo, la libertà, il contatto con il mondo reale. E anche la possibilità di riconnettersi con sé stessi. È ora di eliminare le attività superflue, semplificando la loro vita per renderla più ricca e qualitativamente migliore». Ecco, nel momento in cui apparentemente non rendi felice tua nipote (almeno sulla base di ciò che scrivi), pensa che in realtà forse stai rendendo la sua vita qualitativamente migliore e le stai permettendo di trascorrere una preadolescenza dove, proprio perché non può socializzare attraverso i social media, sarà obbligata a darsi molto più da fare per riuscirci nella vita reale, rimanendo connessa con gli altri attraverso incontri concreti, conversazioni faccia a faccia, occhi che guardano occhi. E di questo, potrebbe esserti molto grata tra qualche anno.