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mercoledì 27 settembre 2023
 
 

«Suor Emanuela carissima...», ecco alcuni stralci delle lettere tra il cardinale Biffi e suor Emanuela

16/06/2017  Pubblichiamo, per gentile concessione dell'Itaca Edizioni, di Castel Bolognese, alcuni estratti del libro "Lettera a una carmelitana scalza", con la prefazione del card Carlo Caffarra e la postfazione di mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna

27 agosto 1964

«Molto Reverenda Suor Emanuela, il Suo biglietto, così frizzante e felice, è stato come una ventata d’aria fresca in una giornata afosa. La ringrazio di cuore. Già conoscevo i Suoi progetti di fuggire dal mondo e di lasciare noi poveri peccatori a sbrigarcela coi nostri guai, ma nessuno mi aveva ancora detto che era iniziata la fase esecutiva. La notizia della professione vicina5 è stata dunque una gioiosa sorpresa. È da un po’ di tempo che sono come assediato dalla vita monastica. Qualche mese fa ho assistito alla vestizione di una mia parrocchiana al Carmelo di Lugano6. Tra qualche giorno il mio direttore di cappella (un giovane universitario) partirà per la trappa. Sono diventato inoltre amico delle Carmelitane di Legnano, alle quali tengo una conversazione mensile. Ho proprio l’impressione che resteremo in pochi fuori dai monasteri! [...]».

Dev. mo don Giacomo Biffi

 

28 aprile 2005

«Sr. Emanuela carissima, il conclave è stato un’esperienza straordinaria di fraternità, di concordia, di preghiera, d’ispirazione dall’alto: un’esperienza che mi ha segnato e commosso. Ho visto al ritorno le ipotesi e le supposizioni dei giornali: sono tutte lontanissime da quello che in realtà stava accadendo. È ovvio, del resto: la Chiesa, nata a Pentecoste, è opera permanente dello Spirito e l’uomo psychikòs (cioè l’uomo lasciato alle sole sue forze) non comprende le cose dello Spirito di Dio (1Cor 2,14). Un messaggio però dovrebbe essere stato chiaro per tutti. Scegliendo, in sole ventiquattro ore, colui che nell’immaginario collettivo era naturalmente associato alla “fede” e alla sua salvaguardia, il collegio cardinalizio ha detto che, tra i molti e gravi problemi, quello della fede autentica e piena è il primo e il più inderogabile. Al cardinal Ratzinger mi associava da sempre una grande consonanza umana e spirituale, e conoscevo bene la finezza del suo animo e la sua connaturata gentilezza, oltre che il suo amore libero e forte al Signore Gesù e alla Chiesa. Puoi immaginare perciò la mia consolazione e la mia gioia di questi giorni. Spero che avremo modo di parlarne con agio. Intanto ricordami sempre come anch’io affettuosamente ti ricordo».

don Giacomo

 

Savona, 10 luglio 2007

«Carissimo Padre Giacomo, immagino che il suo bellissimo Le cose di lassù sia vendutissimo e spero che ora si prenderà qualche periodo di vacanza, pur senza lasciare la bella Villa Edera, dedicando il suo prezioso tempo più all’accoglienza delle tante visite che allo studio. Se penso ai nostri quasi comuni anni giovani, mi sembra che siano passati secoli, tanto è grande il divario di vita, cultura, costumi, direi l’imbarbarimento di tutto. Ma non voglio correre il rischio di tanti anziani di essere laudatores temporis acti! Di vivo resta il Vangelo, la Scrittura tutta, la grande tradizione ecclesiale, e, con diversa valenza, i classici di tutte le culture, letterature, i testi delle grandi religioni [...]».

La saluto, carissimo Padre Giacomo, con grandissimo affetto. Emanuela

 

Savona, 21 ottobre 2009

Carissimo Padre Giacomo, [...] Grazie di avermi anticipato, con carità e affetto, le pagine dure che riscriverà su don Giuseppe, che ormai non mi faranno più piangere. È stato molto gentile e caro dirmelo prima…Mi chiedo se non sarebbe meglio aspettare a pubblicarle qualche anno, e se non sarebbe stato meglio ancora farlo con un Dossetti in vita, ma lei ha approfondito ora le sue convinzioni, e mi ha detto che sente di adempiere una missione. Come struttura, nel mio nulla, fatte quindi le debite proporzioni (!), sono un po’ come lei, ma da qualche tempo, per le prove fisiche e l’età che avanza, mi è venuta la paura di trasformare senza volere certe convinzioni in ideologie, e cerco di… allontanare i pensieri, secondo le indicazioni degli antichi monaci. Ma appunto questo è chiesto a un monaco, per quanto povero sia; ben diversa è la missione di un pastore, che ha un gregge da difendere. Credo che nella tentazione dell’ideologia possa aver rischiato di incorrere, da quanto me ne ha detto, anche don Giuseppe, che pure ritengo non vi sia caduto [...] Mi benedica, Padre Giacomo. la sua aff.ma Emanuela».

 

 

 

 
 
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