Finora tante parole, ma nessun fatto concreto per rispondere alle richieste dell'Europa che ci accusa di violazione dei diritti umani per le condizioni degradanti dei nostri istituti di pena. La Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo ci aveva dato un anno (che scade a fine maggio) per adeguare i nostri standard carcerari al minimo rispetto della dignità delle persone. Risolvendo, in primis, il problema del sovraffollamento. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato, nuovamente, un messaggio alle Camere per sollecitarle a discutere sull'emergenza carceraria. Ma, non più tardi di una settimana fa, il 4 marzo, la discussione sulle parole di Napolitano è caduta in un'aula semideserta e distratta. Il risultato? Praticamente inconsistente.
La Camera si è ripopolata soltanto al momento del voto che ha sancito l'approvazione della risoluzione di maggioranza messa a punto dalla Commissione giustizia, in seguito al messaggio del presidente, con 325 voti
favorevoli, 107 no e 42 astensioni. Nessun accordo però sui provvedimenti straordinari chiesti dal Presidente e gli unici in grado di dare risposte all'Europa entro fine maggio. Il Pd, in particolare, è diviso tra chi pensa che i provvedimenti di clemenza siano inefficaci e chi ritiene che non debba essere un tabù parlare di amnistia e indulto. Napolitano, nel suo messaggio, chiedeva una serie di misure strutturali per rendere meno pesante la condizione carceraria, ma anche l'opportunità di rimedi straordinari quali amnistia e indulto.
La Commissione giustizia della Camera, però, non è voluta entrare nel merito di questi provvedimenti.
La presidente, Donatella Ferranti, si è limitata ad auspicare che, entro la fine del mese, si approvino «la riforma della
custodia cautelare, il provvedimento su messa alla prova e
sulla detenzione domiciliare».
Intanto il coordinatore dei garanti delle carceri, Franco Corleone, chiede al ministro della Giustizia di «individuare una persona con responsabilità specifiche
sulla riforma del carcere e del sistema penale, incaricando un sottosegretario a cui da subito dare la delega».
Corleone chiede una assunzione di responsabilità perché i problemi vengano affrontati senz aindugio. E cita la sentenza della Corte costituzionale sulla legge Fini Giovanardi: «Da anni il
coordinamento garanti e associazioni che si occupano di
giustizia sollecitavano una riforma della legge sulla droga,
perché causa del sovraffollamento carcerario, ma il silenzio
della politica ufficiale ha acuito i problemi. Ora la sentenza
li avvierà a soluzione, ma è sempre una supplenza rispetto alla
politica e non può essere la condizione definitiva».