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venerdì 13 settembre 2024
 
 

Carcere, solidarietà "alla moda"

02/07/2010  San Vittore lancia una linea d'abbigliamento casual. Il progetto è finalizzato al recupero dei giovani detenuti attraverso un'esperienza lavorativa durante e dopo lo sconto della pena.

     “Vestiti, usciamo!”: un invito alla voglia di vivere,  alla spensieratezza. Ma da oggi anche un buon progetto, un’opportunità di lavoro per i giovani detenuti ed ex detenuti del carcere di San Vittore che a partire dal 2011 realizzeranno una linea d’abbigliamento casual, ispirata alla vita carceraria e al desiderio di libertà. E parte del ricavato delle vendite sarà destinato a sostenere progetti di recupero per i carcerati.


     L’iniziativa, nata da un’idea della cooperativa sociale Angelservice, della società di comunicazione ContattoC e dell'agenzia pubblicitaria Lowe Pirella Fronzoni, è patrocinata dall’assessorato alle Aree cittadine e consigli di zona e da quello alla Famiglia, scuola e politiche sociali.

     Pantaloni, magliette e gadget hanno già un marchio, “Unkode" e un logo, una stella a 6 punte che riproduce la struttura a raggiera di San Vittore. L’ha realizzata un detenuto di 19 anni, vincitore del concorso (e del premio di 500 euro) che ha coinvolto i giovani del carcere milanese tra i 18 e i 21 anni in attesa del processo di primo grado.

     «È un’iniziativa importante perché collega il dentro e il fuori, creando un ponte tra i detenuti giovanissimi», ha dichiarato la direttrice di San Vittore Gloria Manzelli. «Soltanto nel 2009, su circa 8.000 persone entrate in questo carcere, 1.840 sono ragazzi tra i 18 e i 25 anni che hanno commesso un errore. Il progetto offre loro l’opportunità di un reinserimento lavorativo e sociale una volta scontata la pena». 

     È dello stesso parere don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria. «Chi esce dal carcere, se privo di casa e di lavoro, può ricadere nel mondo della deliquenza. A Milano c'è una società civile e vivace disponibile ad aiutarci: abbiamo bisogno di un progressivo reinserimento di questi ragazzi, attraverso passaggi che siano formativi e orientati a trovare lavoro. Quando riusciamo a offrire loro questa possibilità, la recidiva crolla».

 
 
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