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lunedì 10 febbraio 2025
 
 

Carceri più umane

08/10/2013  Il messaggio del Capo dello Stato al Parlamento. Amnistia e indulto per affrontare il dramma del sovraffollamento dei penitenziari italiani. Ancora una volta Napolitano richiama il mondo politico su una questione di civiltà, come ci chiede anche l'Europa.

Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano invita il Parlamento a riformare il sistema giustizia ma, al contempo, ad "ottemperare in tempi stretti" a ciò che dice la Corte di Strasburgo. Lo fa con un messaggio alle camere (una delle sue prerogative costituzionali, l’ultimo, di Ciampi, sui mezzi di informazione, risale al 2001).

L’Italia delle carceri è in una situazione umiliante, da Terzo Mondo. Il carattere rieducativo della pena è spesso impossibile per le condizioni infernali in cui vivono i detenuti. E dunque è "inderogabile" la "necessità di porre fine senza indugio" alla situazione. Come? Attraverso l’indulto e all'amnistia, che potrà essere utile per i cosiddetti “reati bagatellari”.

Napolitano ha ancora una volta il merito di porre al centro dell’attenzione politica e istituzionale con grande umanità, civiltà e senso dello Stato una questione “scottante”: la drammatica situazione carceraria. Una vera e propria emergenza che va affrontata con strumenti giuridici straordinari.

L’effetto combinato dei due provvedimenti, un indulto per pene pari a 3 anni, e un’amnistia su reati di non grave entità, potrebbe ridurre significativamente la popolazione carceraria e “adempiere tempestivamente alle prescrizioni della Comunità europea". Ma quali gli effetti del provvedimento nella proposta di Napolitano? Innanzitutto la riduzione della popolazione carceraria. Dai dati del Dipartimento di amministrazione penitenziaria risulta che circa 24.000 condannati in via definitiva si trovano ad espiare una pena detentiva residua non superiore a tre anni. Quasi tutti verrebbero scarcerati a seguito dell’indulto, riportando il numero dei detenuti verso la capienza regolamentare. Inoltre l’amnistia consentirebbe di cancellare numerosi procedimenti penali di reati minori, (il più delle volte destinati alla prescrizione) permettendo ai giudici di dedicarsi ai procedimenti per reati più gravi a carico di detenuti in regime di carcerazione preventiva. Ciò avrebbe l'effetto di accelerare i tempi della giustizia e di ridurre “il periodo sofferto in custodia cautelare prima dell’intervento della sentenza definitiva”.

Ma non ci sono solo indulto e amnistia per rendere l’Italia un Paese civile. Napolitano ha tracciato altre strade perseguibili: la possibilità di iniziare “da subito un percorso di reinserimento” con “pene limitative della libertà personale “non carcerarie” e la “riduzione dell'area applicativa della custodia cautelare in carcere”.

Oggi si ha l’impressione che venga applicata con una certa larghezza. Come risponderà il Parlamento, chiamato a una prova di responsabilità in nome dello Stato di diritto? Il presidente della Repubblica ha invocato “no alle distorsioni”. Ma è facile profezia prevedere strumentalizzazioni manettare sulle parole del presidente.

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