Papa Francesco con i nuovi cardinali (Reuters).
Alza il tono di voce, papa Francesco, per sottolineare ciò che più gli sta a cuore: che la curia il collegio cardinalizio non sia una corte: «Il Cardinale, specialmente a voi lo dico, entra nella Chiesa di Roma,
fratelli non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda
ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere,
cordate, favoritismi, preferenze», dice il Papa nell'omelia della messa celebrata con le nuove porpore. Il Papa li esorta ad ascoltare la voce dello Spirito, ma soprattutto a pensare ai poveri, ai più piccoli, per non essere come una chiesa sconsacrata.
Commentando le letture del Levitico e del Vangelo di Matteo, Francesco richiama alla santità e alla perfezione. Una santità che è dovere del cristiano, ma non è frutto della volontà, ma della docilità allo Spirito Santo. «Imitare la santità e la perfezione di Dio può sembrare una meta irraggiungibile. Tuttavia, la prima Lettura e il Vangelo suggeriscono gli esempi concreti affinché il comportamento di Dio diventi regola del nostro agire. Ma ricordiamoci tutti noi, ricordiamoci, che senza lo Spirito Santo sarebbe vano il nostro sforzo! La santità cristiana non è prima di tutto opera nostra, ma è frutto della docilità – voluta e coltivata – allo Spirito del Dio tre volte Santo».
E, per essere santi, il primo passo è non covare odio contro il fratello, ma amarlo. «Questi atteggiamenti nascono dalla santità di Dio. Noi invece solitamente siamo così diversi, così egoisti e orgogliosi… eppure la bontà e la bellezza di Dio ci attraggono, e lo Spirito Santo ci può purificare, ci può trasformare, ci può plasmare giorno per giorno. Fare questo lavoro di conversione, conversione nel cuore, conversione la quale tutti noi, specialmente voi cardinali e io dobbiamo fare», spiega il Papa.
E aggiunge: «A chi vuole seguirlo, Gesù chiede di amare chi non lo merita, senza contraccambio, per colmare i vuoti d’amore che ci sono nei cuori, nelle relazioni umane, nelle famiglie, nelle comunità, nel mondo».
«Fratelli cardinali Gesù», dice il Papa recuperando una esortazione già fatta in passato, «non è venuto a insegnarci le buone maniere, maniere di salotto! Per questo non c’era bisogno che scendesse dal Cielo e morisse sulla croce. Cristo è venuto a salvarci, a mostrarci la via, l’unica via d’uscita dalle sabbie mobili del peccato, e questa via di santità è la misericordia, quella che lui ha fatto e ogni giorno fa con noi. Essere santi non è un lusso, è necessario per la salvezza del mondo, è questo che il Signore ci chiede a noi».
Papa Francesco indica anche la strada, sull'esempio del Vangelo: «Amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite. Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito di Cristo, che ha sacrificato sé stesso sulla croce, perché possiamo essere “canali” in cui scorre la sua carità. Questo è l’atteggiamento, questa deve essere la condotta di un Cardinale».
A tutti, ma specialmente ai nuovi porporati il Papa ripete che: «Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: “sì, sì;no, no”; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità».
E insiste sulla bontà, sull'amore: «In questo tempio, che siamo noi, si celebra una liturgia esistenziale: quella della bontà, del perdono, del servizio, in una parola, la liturgia dell’amore. Questo nostro tempio viene come profanato se trascuriamo i doveri verso il prossimo. Quando nel nostro cuore trova posto il più piccolo dei nostri fratelli, è Dio stesso che vi trova posto. Quando quel fratello viene lasciato fuori, è Dio stesso che non viene accolto. Un cuore vuoto di amore è come una chiesa sconsacrata, sottratta al servizio divino e destinata ad altro».