«Una condanna mondiale anche da parte degli islamici». Papa Francesco, di ritorno dal viaggio in Turchia, sull’aereo che lo ha riportato a Roma è tornato su uno dei temi che gli è più caro: la denuncia del terrorismo, ma anche la distinzione tra fondamentalisti e credenti. «È vero che davanti a questi atti terroristici, non solo in questa zona ma anche in Africa, c’è una reazione e si dice: “Se questo è l’islam, mi arrabbio!”. Ma tanti islamici sono offesi, tanti, tanti islamici. Dicono: “No, noi non siamo questo. Il Corano è un libro di pace, è un libro profetico di pace. Questo non è islam”».
Riprendendo il tema dell’islamofobia che individua in tutti i cittadini musulmani dei potenziali terroristi il Papa ha detto chiaramente: «Credo che – almeno io credo, sinceramente – che non si possa dire che tutti gli islamici sono terroristi: non si può dire. Come non si può dire che tutti i cristiani sono fondamentalisti, perché anche noi ne abbiamo, in tutte le religioni ci sono questi gruppetti».
Papa Francesco racconta di aver detto al presidente turco Erdogan, che ha espressamente fatto riferimento al tema dell’islamofobia che «sarebbe bello che tutti i leader islamici – siano leader politici, leader religiosi o leader accademici – parlino chiaramente e condannino quegli atti, perché questo aiuterà la maggioranza del popolo islamico a dire “no”; ma davvero, dalla bocca dei suoi leader: il leader religioso, il leader accademico, tanti intellettuali, e i leader politici”. Questa è stata la mia risposta. Perché noi tutti abbiamo bisogno di una condanna mondiale, anche da parte degli islamici, che hanno quella identità e che dicano: “Noi non siamo quelli. Il Corano non è questo”».
E, dopo aver parlato anche della cacciata dei cristiani dal Medio Oriente non solo con gli atti terroristici, ma anche “con i guanti bianchi”: «Per esempio, in uno Stato, una coppia, il marito vive qua, la donna vive là… No, che il marito venga a vivere con la donna. No, no: che la donna lasci e lasci libera la casa. Questo succede in alcuni Paesi», dice papa Francesco forse alludendo anche a Israele dove il coniuge cristiano che sta a Gerusalemme non riesce a ricongiungersi con il coniuge cristiano dei territori palestinesi. «È come se volessero che non ci siano più cristiani, che non rimanga niente di cristiano. In quella zona c’è questo. È vero, c’è un effetto del terrorismo, nel primo caso, ma quando si fa diplomaticamente, con i guanti bianchi, è perché c’è un’altra cosa dietro, e questo non è buono».