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sabato 12 ottobre 2024
 
Università & Occupazione
 

Cari ragazzi, chi più studia più trova lavoro

17/04/2015  Chi consegue la laurea ha più sbocchi occupazionali e guadagna di più rispetto ai diplomati. E con la ripresa economica la tendenza è destinata a rafforzarsi. Lo dice l'ultimo Rapporto Almalaurea, pur confermando un mercato del lavoro critico.

«Studiare non serve a niente», recita un luogo comune diffuso fra la gente, i ragazzi, le famiglie. E a conferire un'apparente fondo di verità a questa affermazione ha contribuito la crisi, con i dati crescenti sulla disoccupazione giovanile, la convinzione, assai radicata, che fosse più facile trovare un qualche impieguccio per chi non ha alcuna formazione.

La cose stanno davvero così? Possiamo trovare la risposta nel XVII Rapporto di Almalaurea, consorzio interuniversitario a cui aderiscono 72 università, diffuso proprio ieri, basato sulle interviste a 490 mila ragazzi a uno, tre e cinque anni dalla laurea. Ecco i dati: un anno dopo la laurea, lavora il 66 per cento dei laureati triennali e il 70 per cento di quelli quinquennali; dopo cinque anni, indipendentemente dal tipo di corso di studi, l'occupazione sfiora il 90 per cento. 

Si tratta di una fotografia di fronte alla quale non si possono fare i salti per la gioia, certamente, tanto più se aggiungiamo che solo un manager su quattro è laureato, contro il 54 per cento della media europea, e che l'8 per cento dei nostri "cervelli" cerca opportunità all'estero (mentre la nostra forza attrattiva è quasi nulla). In generale, il fatto che a cinque anni dalla laurea quasi tutti i laureati abbiano un lavoro non è una grande soddisfazione... 

Eppure, nonostante tutto, studiare conviene. E non solo perché "apre la mente", "ci fa diventare persone migliori", ecc. Conviene anche per avere più chance di impiego e per guadagnare meglio. Analizzando con attenzione il Rapporto Almalaurea, infatti, emerge che in tempo di crisi il laureato se la cava comunque meglio del diplomato: il differenziale fra il tasso di disoccupazione di neolaureati e neodiplomati è passato da 3.6 a 12.3 punti percentuali. E poi c'è l'aspetto retributivo: se il diplomato guadagna 100, il laureato guadagna il 50 per cento in più.

E un ulteriore dato del Rapporto racconta che studiare converrà, in prospettiva, ancora di più: con l'uscita dalla recessione le possibilità occupazionali di chi ha la formazione più alta cresceranno. Già nel 2013, il tasso di disoccupazione dei neolaureati si è contratto rispetto agli anni precedenti. 

Quindi, cari ragazzi, vale la pena studiare.

 
 
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