Non è solo questione di denaro, che pure serve, ma di relazioni personali. Si è smarrito il senso della comunità, il bello del condividere, del tramandare esperienze, del fare insieme. Anzi, anche noi non siamo più in grado di fare, «di rammendare un orlo dei pantaloni, di impastare una torta, di raccontare una storia», ha sottolineato la sociologa Chiara Giaccardi intervenendo al 37esimo Convegno nazionale delle Caritas diocesane.
Oltre 700 partecipanti, in rappresentanza delle 220 diocesi italiane, si sono confrontati in quattro giorni di lavoro a Cagliari sul tema "Con il Vangelo nelle perfierie esistenziali". Con l'eco dell'alluvione che ha sconvolto la terra sarda, e con il ricordo delle parole di papa Francesco che aveva visitato il santuario di Bonaria, la Caritas si è confrontata con una crisi non ancora superata e con le risposte da dare ai bisogni.
Non solo risposte materiali, ma anche proposte concrete per ristabilire o costruire relazioni e cammini di fraternità. «Perché se c'è una cosa che manca», è stato detto in questi giorni, «è proprio la condivisione. Occorre una nuova responsabilità gli uni verso gli altri. La generatività, cioè la capacità di trasmettere agli altri le proprie esperienze, competenze, di aiutarli nella crescita, è l'antidoto all'individualismo imperante», ha detto ancora la Giaccardi.
E su questa traccia, al termine dei lavori, il direttore dei Caritas italiana, don Francesco Soddu, ha indicato alcune piste di lavoro per il cammino futuro. «Le Caritas in questi anni non si sono chiuse», ha detto il direttore, «anche perché esposte al grido dei poveri che saliva dai propri territori, perché costrette a incontrare i volti cangianti delle povertà, a interrogarsi sulle cause di quelle sofferenze e a cercare “il pane di oggi” da spezzare con loro e condividere il senso di ingiustizia che accompagnava le loro storie».
Pur continuando a occuparsi delle emergenze, «occorre che le Caritas cerchino “percorsi e proposte che siano “a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati” volti a “iniziare processi più che di possedere spazi”», ha sottolineato don Soddu citando la Evangelii Gaudium. Che ha poi volto lo sguardo all'Europa e al resto del mondo. «Occorre una nuova stagione dei diritti per tutti, nessuno escluso, anche a livello mondiale, in vista del 2015, quando verrà definitivamente misurato il livello di conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio. E quando grazie all’ampia mobilitazione della nostra campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”, diremo con Papa Francesco che il cibo è il primo dei diritti umani fondamentali, senza il quale non vi è neanche la vita».
Don Soddu anticipa anche l'accordo raggiunto con il Miur per portare nelle scuole l'educazione alla pace e alla mondialità e sottolinea il carattere di servizio che le Caritas hanno sempre avuto.
Da Cagliari i delegati e i direttori Caritas ripartono consapevoli del cammino fatto e di quello preparatorio al convegno ecclesiale di Firenze, «ben sapendo», come ha detto anche monsignor Giuseppe Merisi, presidente di Caritas italiana e vescovo di Lodi, «che sono inseparabili l’attenzione verso il povero dalla pratica dell’accoglienza, dall’uso responsabile dei beni, dalla giustizia sociale, sia locale che planetaria».