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venerdì 13 settembre 2024
 
 

I poveri che non vogliamo vedere

17/10/2011  Più poveri, più famiglie "normali" a rischio di povertà, meno risorse per aiutarli. Ecco le conclusioni del nuovo Rapporto di Caritas italiana e Fondazione Zancan.

Aumentano i poveri. Oggi a rischio di povertà, cioè con la prospettiva di finire con meno di 928 euro al mese, c’è il 25% degli italiani. La denuncia è contenuta nell’ XI Rapporto di Caritas italiana e della Fondazione Zancan presentato questa mattina a Roma. Eppure la politica non affronta il problema, anzi non lo ha mai affrontato seriamente, rimarca il Rapporto, ma ha sempre destinato alla lotta alla povertà i “residui di bilancio”.


     Il Rapporto quest’anno si intitola Poveri di diritti e spiega che i poveri sono considerati cittadini di serie B e ciò significa che è stato tradito il dettato della Costituzione, che all’art.3 recita: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. 

     Invece non accade e così nel Rapporto si rileva, per esempio, che il diritto allo studio è negato ai poveri, perché i figli delle famiglie sulla soglia della povertà sono costrette ad avviare i figli al lavoro appena dopo la scuola dell’obbligo. Un’analisi severa è quella proposta sulle recenti manovre finanziarie, che rischiano di aggravare la situazione e non sono affatto manovre di equità e giustizia. 

     Il problema più grave è la disoccupazione giovanile: 2 milioni di giovani italiani non studiano, non lavorano e non cercano più. Siamo al primo posto in Europa e la cifra è aumentata del 6% rispetto all’anno scorso. Significa che “si sta costruendo la povertà del futuro”.

     Il Rapporto mette in evidenza che le richieste di aiuto soprattutto agli enti di volontariato sociale della Chiesa cattolica sono aumetati nell’ultimo anno del 30%, ma con punte dell’80%, “segno evidente che la crisi è tutt’altro che superata e che le risorse delle famiglie sono esaurite”. Sono 15 milioni gli italiani che vivono con l’ansia di non riuscire, mese dopo mese, a far fronte alle spese ordinarie. 

     Le amministrazioni pubbliche sono al palo e le risorse sono sempre meno. Ma nel Rapporto si sottolinea che non si può “più delegare la soluzione del problema della lotta alla povertà alle forse del volontariato”: “Le Caritas possono collaborare con lo Stato, ma non sostituirlo”.

L’economia sommersa è stimata in 270 miliardi di euro. Il Rapporto Caritas-Zancan contiene una forte denuncia dell’evasione fiscale. La definisce “un furto ai danni della comunità” e avanza una proposta singolare, che mai era stata ventilata. La Caritas chiede che dagli evasori si esiga non solo “la restituzione di quanto hanno evaso”, ma anche “il pagamento dei servizi, cioè sanità trasporti, istruzione, di cui hanno usufruito senza averne il diritto”, perché non hanno pagato le tasse.


     L’evasione fiscale consente inoltre a molte persone di “dichiararsi povere senza esserlo, consentendo a molti non poveri di avere aiuti di cui non hanno bisogno e togliendo così diritti e risposte necessarie ai veri poveri”.

     C’è poi il capitolo del lavoro precario. In Italia lavorano con contratto regolarmente retribuito quasi 23 milioni di persone, cioè il 57% della popolazione. La percentuale è tra le più basse dell’Occidente. L’incidenza disoccupazione di lungo periodo è aumentata di quattro punti e il tasso di permanenza nella disoccupazione è salito negli ultimi due anni del 24%. Anche il ricorso alla Cassa integrazione non ha precedenti. Il precariato è ormai considerato lavoro stabile, anche se resta precario, cioè con meno diritti. 

     Poi c’è il problema del potere d’acquisto dei salari, diminuito di tre punti per i lavoratori dipendenti e pensionati, mentre è aumentato di sei per i lavoratori autonomi. Drammatica la situazione dei giovani lavoratori. Il Rapporto spiega che i giovani che hanno inziato a lavorare alla metà degli anni Novanta matureranno una pensione verso il 2035 analoga a quella degli attuali pensionati con il minimo Inps, cioè 500 euro al mese: “Oggi stiamo fabbricando a ritmo crescente i poveri di domani”.

L’Italia ha le politiche di sostegno alle famiglie “peggiori d’Europa”. Non usa eufemismi il Rapporto Caritas-Zancan e conferma ciò che molte volte Famiglia Cristiana ha denunciato.


     Mancano asili nido, servizi domiciliari per le persone malate o anziane. Il sistema fiscale ignora il carico delle famiglie con figli. Sono povere il 9% delle famiglie con un figlio, il 15% di quelle con due figli e il 27% delle famiglie con tre o più figli. Le situazioni più drammatiche sono al Sud, dove vive un terzo della popolazione italiana ma due terzi dei poveri. 

     La disoccupazione, che in Italia è del 8,4%, nel Meridione raggiunge il 13,4% come dato medio, ma quella giovanile in alcune aree sfiora il 50%. Anche i servizi alla famiglie nel Sud sono assai precari. In Calabria per esempio l’ 83% cento dei Comuni non ha l’asilo nido. 

     Venti donne su 100 alla nascita del primo figlio in Italia vengono licenziate o abbandonano il lavoro, perché i servizi all’infanzia non ci sono o costano troppo, perché sono privati.

La povertà è drmmatica e lo si vede anche dall’aumento di spesa delle amministrazioni locali per farvi fronte. Eppure non è c’è un piano organico e sistematico dello Stato, ma solo interventi di emergenza.


     Tuttavia tra il 2007 e il 2008, quando la crisi ha cominciato a mordere, la spesa assistenziale dei Comuni è aumentata del 4%, che però sono tre punti e mezzo in meno dell’aumento regitrato nel bimestre precedente. Ma c’è anche un altro problema. I valori non tengono conto, denuncia il Rapporto Caritas-Zancan, della variazione dei prezzi, cioè dell’inflazione. Se invece se ne tiene conto si vede chiaramente che la spesa sociale ha valori preossoche negativi dappertutto. 

     Mediamente i Conuni italiani destinano al contrasto della povertà il 31% delle loro spese sociali. In Sardegna e in Calabria, segno che la situazione è drammatica, si arriva al 40%. La regione che ha più diminuito invece i fondi per la lotta alla povertà è la Basilicata. Un siciliano su due è a rischio di povertà. In Campania, Calabria e Basilicata è a rischio il 40% della popolazione, in Puglia e Molise il 35%, in Sardegna il 30%. Lombardia ed Emilia Romagna sono le regione con meno poveri con rispettivamente il 4 e il 4,5%delle famiglie residenti. 

     Per quanto riguarda la tendenza per i prossimi due anni a rischio “default” ci sono Basilicata e Sicilia, mentre aumenti preoccupanti si stanno registrando Liguria, nella provincia autonoma di Bolzano, in Valle d’Aosta, nelle Marche e in Veneto. Stabile, anzi in leggera diminuzione, è l’incidenza della povertà in Calabria, Campania e Sardegna.

In Italia ci sono 449 mense sociali dove ogni giorno a pranzo e cena 16.514 persone mangiano, perché altrimenti morirebbero di fame. E’ un dato che fa impressione.


     Il Rapporto Caritas-Zancan dedica un intero capitolo all’analisi del fenomeno e denuncia: “Il fatto che una società civile non escluda il ricorso sistematico a enti privati per garantire la sopravvivenza alimentare dei propri cittadini rappresenta una sorta di fallimento per i sistema del welfare pubblico”. Il 30% delle mense, cioè 138, è gestito direttamente dalle parrocchie, 94 sono organizzate da congregazioni religiose, il resto da associazioni cattoliche e dalle Caritas diocesane. 

     Dieci mense hanno avviato la propria attività prima del 1900 e quindi da più di un secolo danno ogni giorno ininterrottamente da mangiare ai poveri. Sono 21.832 le persone che si occupano delle mese. Solo 548 vengono retribuite gli altri sono volontari. Accade ogni giorno dell’anno. Solo il 17% delle mense gode di contributi pubblici, cioè hanno sottoscritto convenzioni con le amministrazioni locali. Le altre si arrangiano. 

     Negli ultini quattro anni, cioè da quando è scoppiata la crisi, le mense sociali cattoliche hanno visto un aumento di ospiti pari all’89%. In aumento ci sono cittadini italiani, coniugati con figli e con un'abitazione regolare.

Ecco i principali numeri del Rapporto Caritas-Zancan “Poveri di diritti”.


8.272.000: gli italiani in situazione di povertà relativa, cioè con meno di 992 euro al mese

3.129.000: gli italiani in situazione di povertà assoluta

8.000.000: le pensioni Inps inferiori a 500 euro al mese

    26,3%: la quota sul reddito in tasca a solo il 10% delle famiglie

336 euro: retribuzione media lavoratore precario

     1.056 euro: retribuzione media lavoratore a tempo pieno

52,5 milioni di euro: dotazione Fondo per le politiche per la famiglia (- 50% rispetto al 2010)

    31 milioni euro: dotazione Fondo politiche per la famiglia nel 2013

1.936: i centri cattolici dove si forniscono beni primari, cioè cibo e vestiti

    449: mense cattoliche

16.514: i pasti quotidiani

 
 
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