Mio nipote di 20 anni, che chiamerò Carlo, continua a dire che lui ha grandi doti, che potrebbe diventare una persona davvero importante a livello mondiale (!), ricca e famosa, apparire sulla rivista Forbes, ma che è molto sfortunato e non gliene va mai dritta una. Pensa di essere una persona eccezionale e gli altri non lo capiscono. Io sono molto preoccupato, perché alle sue parole non seguono i fatti e non si impegna in nulla di ciò che fa.
Caro Silvano, recentemente la giornalista Myrta Merlino riportava un detto della nonna, per cui la parola successo viene prima della parola sudore solo nel dizionario. Una massima adatta a molti giovani sognatori che faticano a sincronizzare i loro desideri con la realtà. Alcuni poi sopravvalutano le proprie capacità, spesso per contrastare un latente senso di inadeguatezza.
Possiamo chiederci come mai ancora a vent’anni ci si permetta di fantasticare così in grande, senza concretezza. Spesso questi ragazzi sono stati bambini ipergratificati e iperprotetti, i cui bisogni venivano appagati subito, senza attesa, e talvolta in eccesso.
Molti di loro, poi, non sono stati accompagnati passo dopo passo a mettere in gioco le proprie capacità con impegno e fatica per raggiungere le loro soddisfazioni. Non hanno, così, imparato a fidarsi delle proprie forze per raggiungere gli obiettivi.
Aggiungiamo a questo le promesse di successo a buon mercato dei social e dei reality, dove sembrano sufficienti un aspetto attraente e un po’ di parlantina per fare soldi a palate.
Per riportarli a terra, non servono prediche né facile ironia. Ricostruire l’equilibrio tra realistica consapevolezza delle proprie risorse e definizione di obiettivi commisurati è un lavoro lento e paziente che deve impegnare questi ragazzi, fragili sognatori, e gli adulti che stanno loro accanto