Con il titolo di venerabile, la Chiesa riconosce a Carlo Acutis, giovane genio dell’informatica morto a 15 anni per una leucemia fulminante, di aver vissuto in grado eroico le virtù cristiane. Ed è il primo passo che potrebbe condurre prima alla beatificazione e poi alla canonizzazione. Un iter canonico per l’introduzione della causa – promossa dalla Diocesi di Milano – che era stato approvato dalla Conferenza episcopale lombarda (Cel) il 15 febbraio 2013. Il 24 novembre 2016 il cardinale Angelo Scola, allora Arcivescovo, aveva presieduto la chiusura del processo diocesano.
Acutis che mise al servizio del Vangelo e della Chiesa le sue capacità informatiche: attraverso Internet e i social network portò Gesù tra i suoi coetanei e tra quanti venivano a contatto con lui. Per questa sua innovativa azione, può essere considerato un modello di riferimento per quanti operano nel mondo della comunicazione sociale.
Il suo motto era: «Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie». Per lui ogni persona nasceva come un essere unico e irripetibile. L’amore all’Eucaristia e alla Vergine Maria, furono i cardini della sua vita: «L’Eucarestia» diceva «è la mia autostrada per il cielo».
Carlo che faceva le cose che fanno tutti i ragazzi: usava il computer, giocava con gli amici, conduceva una vita simile a quella dei suoi coetanei. Attraverso la sua azione e la sua condotta, la figura del giovane Carlo Acutis, rappresenta un modello credibile di giovane e il riconoscimento delle sue virtù eroiche costituisce uno stimolo per le nuove generazioni. Una decisione quella di Francesco che arriva nell’imminenza del Sinodo dei giovani voluto per dare voce proprio alle loro speranze.