Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 16 ottobre 2024
 
dossier
 

Carlo Nesti: Maradona, il gigante d'argilla, immenso e dannato

25/11/2020  Unico, sia sul piano sportivo, sia sul piano sociale. Quando nel 1986 "vendicò" la sconfitta dell'Argentina nella guerra delle Falklands. Il commento del telecronista sportivo Rai Carlo Nesti

E' davvero un brivido, inatteso e raggelante, quello che ha attraversato poche ore fa l'intero sport mondiale, e non solo, perché Diego Armando Maradona è stato un personaggio unico, soprattutto per due ragioni.  Sul piano sportivo, perché chiunque ha amato il calcio, dagli anni ottanta in poi, ha sognato di diventare un prestigiatore del pallone come lui, dai bambini agli adulti, senza distinzioni di età e provenienza, in un sussulto di solidale ammirazione. Sul piano sociale, perché in Italia una intera città, Napoli, si è immedesimata nel campione, come in un Masaniello moderno, in grado di riscattare decenni di delusioni di ogni genere, anche ben lontane dal contesto del pallone.

Come tanti miti del mondo dello spettacolo, e il calcio ne fa parte,Maradona non è sfuggito al destino, che abbina il genio e la sregolatezza: immenso e dannato. Le eccessive sollecitazioni della vita privata, ben note, lo hanno portato sul ciglio del burrone ad appena 60 anni, pochi giorni dopo il suo compleanno: un gigante di argilla, che sembrava miracolato da un recentissimo intervento chirurgico.

E' una caduta che ferisce-unisce l'umanità intera, vorrei dire misericordiosamente, qualunque sia stato il parere della gente su Diego uomo. In fondo, per trovare concentrate nel giro di pochi minuti le contraddizioni dell'argentino, basta ricordare la partita del gol più bello della storia, ma anche della rete più diabolica di sempre, nei Mondiali 1986, contro l'Inghilterra. Il 22 giugno, a Città del Messico, al 51', il tocco di mano che inganna l'arbitro, scavalca Shilton, e vendica, con una palese scorrettezza, la sconfitta dell'Argentina, proprio contro i britanici, nella guerra per le Malvinas. Quattro minuti dopo, Satana che torna un angelo, vola sull'erba per 50 metri, salta 6 avversari, e deposita la palla in fondo al sacco, cancellando il suo precedente "peccato" con una giocata "divina".   Maradona e Pelè, i più grandi: uno 60 anni, e l'altro 80 anni. Eppure, pur avendo giocato in epoche molto diverse, una rivalità accesa. La sorte ha portato Lassù prima il più giovane, di ben 20 anni, quando si sarebbe potuto immaginare il contrario.

E Pelè ha voluto salutare "El pibe de oro" con l'auspicio più bello, per lasciare da parte, almeno nel momento della commozione, qualsiasi ruggine passata: "Un giorno giocheremo insieme in cielo". Nessuno stadio potrà mai ospitare tanta celeste attesa. 

Multimedia
Adios Maradona, Buenos Aires si ferma per salutare il campione
Correlati
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo