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venerdì 25 aprile 2025
 
il racconto
 

Il Carnevale di Viareggio, la festa della goliardia dove si sorride di tutto

12/02/2024  Le inquietudini dell’uomo e i problemi del mondo declinati in chiave allegra e ironica e messi in scena sui carri allegorici, giganti sontuosi e fragili, interamente di cartapesta, dove si mischiano antico e moderno, fantasia e artigianato. Una manifestazione che dura tutto l’anno con la “Cittadella del Carnevale” e il Museo che racconta la storia di una kermesse iniziata nel 1873 e che attira ogni anno cinquecentomila persone

C’è il tizio travestito da mille lire che va in giro con un cartello appeso al collo: “C’eravamo tanto amati”. Nostalgia del passato che l’inflazione galoppante ha reso ancora più struggente.

Il Carnevale di Viareggio, d’altra parte, è una zona franca dove vige una sola regola: si può (anzi, si deve) ridere di tutto. Dei potenti del mondo e dei drammi del nostro tempo.

Gli ingredienti sono gli stessi da 151 anni: creare giganti di cartapesta e farli sfilare sul lungomare (da dove però il mare s’intuisce, non si vede) tra musiche, coriandoli, gente mascherata e uno speaker che racconta il significato del carro allegorico.

Sabato 3 febbraio il primo corso mascherato, come lo chiamano qui, con i tre botti che alle 16 in punto annunciano l’avvio ufficiale del Carnevale 2024 e, a fine sfilata, lo spettacolo dei fuochi d’artificio che accende il lungomare. Ci sono oltre venticinque opere in concorso, tra i carri di prima categoria (imponenti e mastodontici) e quelli di seconda (più piccoli) e le cosiddette “mascherate” allestite da gruppi di persone che vogliono partecipare alla gara.

I titoli ammiccano al fantasy e oscillano tra il romantico e il distopico: Il circo dei sogni, Più Denti!!!! The world’s greatest show (un enorme dinosauro che ondeggia con le sue fauci), Octopus 5.0 – La rivoluzione artificiale, Ascolta ragazzo…, Bla Bla Bar, Svegl-IA! Una storia semifantastica di intelligenza alternativa, Il profumo di rose nelle spine, È tempo di cambiare, L’ira della Kitsune, Il briciolo di follia augurato da Alda Merini (riprodotta benissimo, peraltro), All you can eat, Magie di Carnevale.

Di politici (sui carri, ovviamente)  non se ne vedono. Andavano forte negli anni Ottanta e Novanta, ora qui non se li fila più nessuno. O quasi. L’unica mascherata che li immortala è quella che denuncia il business della guerra con la parola “pace” rovesciata nell’acronimo “popolo armato con entusiasmo”. Ci sono Joe Biden su un missile, Mattarella con la bandiera della pace, la Meloni e la Schlein con i proiettili nelle buste, Renzi con lo zainetto e il ministro della difesa Crosetto. Per il resto, i temi sono altri: il cambiamento climatico, l’intelligenza artificiale, la droga, la pornografia del dolore, la pazzia e i manicomi con un omaggio a Basaglia.

Lo stand della Kinder dove i bambini fanno il gioco della Pentolaccia
Lo stand della Kinder dove i bambini fanno il gioco della Pentolaccia

Basta passeggiare per le strade e osservare Burlamacco, la maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio, appesa a tutte le finestre, per capire che la città s’identifica con questa manifestazione che in realtà dura tutto l’anno. E coinvolge tutti, adulti e ragazzi, padri e figli, nonni e nipoti.

I bambini (sono 1 su 4, spiegano dalla Fondazione) sono in fila davanti allo stand della Kinder, unico spazio d'intrattenimento dedicato esclusivamente ai bambini, per fare il gioco della Pentolaccia. Il brand collabora con la Fondazione del Carnevale dal 2019 condividendone lo stesso spirito, al servizio dei ragazzi e delle loro famiglie.

Per scoprire il dietro le quinte di questa kermesse colorata e rumorosa bisogna andare alla cittadella del Carnevale, aperta e visitabile tutto l'anno, negli hangar dove ogni carrista, dalla fine dell’estate fino a febbraio, prepara il carro da far sfilare. «A giugno ognuno invia il bozzetto con l’idea», spiega Alessandra Delle Fave, responsabile marketing e comunicazione della Fondazione, «poi una commissione li valuta e comunica gli ammessi che si mettono subito al lavoro per preparare il carro».

Ci vogliono sei mesi di tempo e sono tutti di cartapesta. Per un carro di prima categoria servono 80 tonnellate di carta di giornale e 80 litri di colla al giorno. Fili di acciaio e ferro per lo scheletro e poi cuciture a mano, tempere, acrilico, vetrificante (per evitare, in caso di pioggia, che le opere si rovinino subito) e pistoni meccanici per i movimenti più estremi. Luca Bertozzi ha realizzato il carro Più denti!!!! (con quatto punti interrogativi, come da brochure ufficiale). Il significato? «Un’allegoria», spiega, «della cattiveria e dell’aggressività della nostra società sempre più affamata di sensazionalità come dimostra la pornografia del dolore esibita sempre più spesso in Tv e sui social». Il carro, in totale, pesa 20 tonnellate, il dinosauro “solo” 5.

Accanto agli hangar nel Museo è possibile fare un tuffo nella storia del Carnevale che è anche quella del costume della società italiana. C’è la storia di Burlamacco, maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio, apparsa per la prima volta sul manifesto del 1931, ideata dall’artista Uberto Bonetti, pittore, grafico e scenografo. È diventato il simbolo della manifestazione ed è anche l’ultima nata tra le tradizionali maschere della Commedia dell’Arte. Poi, siccome questa è pur sempre una città di mare, la prima comparsa di Burlamacco è stata accanto a Ondina, una bagnante con costume tipico della moda degli anni Trenta che è l’emblema della stagione balneare, dell’estate, della Viareggio vacanziera. Mare e Carnevale. Tutto l’anno.

I carri allegorici sono un inno all’effimero. Apparati sontuosi e fragili. Mossi durante la sfilata rigorosamente a mano grazie a corde e carrucole. Finito il Carnevale, vengono distrutti (ci vuole un mese di tempo) in attesa di ricominciare. Non tutti, però. Alcuni apparati vengono venduti all’estero per gli altri Carnevali oppure diventano la scenografia dei teatri. Altri, come una ballerina alta tredici metri che incombe nel Museo, ogni tanto va in giro per il mondo, soprattutto in Oriente, come una diva e anche ambasciatrice. Del Carnevale non si butta via niente. Soprattutto lo spirito goliardico che per i viareggini è un modo di stare al mondo.

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