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venerdì 20 settembre 2024
 
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Caro Blanco, che prendi a calci la bellezza

08/02/2023  Sfogare la rabbia distruggendo non è mai una soluzione. Ma puoi riscattarti chiedendo pubblicamente scusa ai tanti fioristi che stanno cercando di rimettersi in piedi dopo la pandemia. E magari anche aiutando a scaricare qualche vaso più pesante, togliendolo alla fatica di chi lavora per un guadagno nettamente inferiore al tuo...

Caro Blanco,

lo so che non hai ancora compiuto vent’anni, che si può far fatica a gestire il peso del successo e  l’ansia da palco. Quello stesso palcoscenico che lo scorso anno ti ha premiato e sul quale ieri, davvero, non hai dato un bello spettacolo. Forse non ti sei reso conto, mentre distruggevi, a calci i vasi di fiori attorno a te, che stavi prendendo a calci anche il lavoro di quanti, con pazienza, con fatica, guadagnando certamente molto ma molto meno di te, quei fiori li avevano coltivati. C’è voluta delicatezza per seminarli, farli crescere, sceglierli con cura e poi trasportarli senza farli sciupare. Per disporli al meglio ad abbellire la scena. Non hai pensato a quanti si sono prodigati, spostandoli di qualche centimetro di lato o indietro, per renderli perfetti. Per dare, al pubblico, il meglio della loro bellezza. Ecco, ieri sera hai preso a calci la bellezza e, insieme, la fragilità. E quando Amadeus, cercando di placarti, ti ha chiesto cos’era successo, non sei riuscito a dire di meglio che «Non arrivava la voce, allora mi sono divertito». Già, non arrivava la voce. Lo abbiamo visto, mentre ti toccavi l’auricolare, che qualcosa non andava per il verso giusto. Noi, però, la tua voce continuavamo a sentirla. Un grande artista sarebbe andato avanti lo stesso. O forse si sarebbe fermato, come molti fanno anche nei loro spettacoli, per segnalare il problema e ricominciare. C’erano tanti modi per risolvere il problema. Ma tu hai preferito la scorciatoia di un gesto violento. Hai preferito prenderterla, come spesso succede, con la parte indifesa e muta. Ieri sono stati i fiori, domani chissà. «Volevo divertirmi», hai continuato a dire. «Divertire» dal latino divertere, vuol dire andare altrove, certo significa anche “deviare”, ma le deviazioni che aiutano a ri-crearsi, a ri-posarsi, non certo a distruggere. Però, però, hai vent’anni… Qualcuno potrebbe dirti che sono stati ragazzi della tua età a sacrificare la propria esistenza per liberare l’Italia e darci quella «Costituzione più bella del mondo» di cui ha parlato Roberto Benigni in apertura del Festival. Qualcun altro potrebbe ricordarti dei tuoi coetanei che resistono al freddo e alle bombe a pochi passi dal nostro Paese. Io invece voglio ricordarti che puoi ancora fare qualcosa di grande. Partendo da gesti piccoli. Gianni Morandi, ieri, contribuiva a riportare serenità prendendo in mano la scopa insieme con gli operatori della Rai e del teatro Ariston. Mi sarebbe piaciuto vedere anche te tornare indietro e aiutare a riparare lo scempio. Ma puoi ancora dare l’esempio e riscattarti… Magari aiutando oggi a rimettere a posto i fiori, andando a scaricare i vasi più pesanti insieme a chi porta a casa uno stipendio povero lavorando molto. O anche andando a chiedere scusa pubblicamente ai tanti vivaisti e floricoltori che stanno cercando di rimettersi in piedi dopo gli anni di pandemia. Sarebbe un bel gesto, non solo per loro, per noi, ma soprattutto per te stesso…

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