Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 09 febbraio 2025
 
Colloqui col Padre
 

«Caro don Mazzi, la scuola non può risolvere da sola i grandi problemi dei giovani»

05/09/2019 

Gent.mo don Antonio, nel n. 32 don Mazzi torna a occuparsi di gravi problemi adolescenziali (droga, violenza, baby gang), chiamando in causa ancora una volta la scuola media, visto che tali fenomeni sono sempre più precoci. Concordo sulla necessità che la scuola debba occuparsi non solo di istruire, ma anche di formare ed educare – nella fattispecie, di fare prevenzione contro le devianze.

Da insegnante direi però che don Mazzi ancora una volta generalizza: se in tanti insegnanti manca l’energia per affrontare certe problematiche (non è certo un problema di programmi ministeriali, che sono in realtà recenti e non ostativi), in moltissime realtà ci si prende carico. Piuttosto, la scuola non può essere lasciata come unico presidio educativo, perché da sola avrebbe scarsa efficacia: di fronte a sfide così grandi, occorre fare rete con le altre strutture del territorio. Dove ciò esiste, si possono realizzare risultati incoraggianti.

DANILO VILLA

Ogni generalizzazione ha ovviamente dei limiti e sono certo che la maggior parte degli insegnanti della scuola media si prende davvero carico non solo dei programmi ma degli stessi ragazzi. È vero però che l’adolescenza sempre più precoce richiede, come scrive don Mazzi, una preparazione diversa, che vada oltre l’istruzione. Un compito che non riguarda solo gli insegnanti, ma le stesse famiglie, la parrocchia e l’intera società. Purtroppo gli esempi che i giovanissimi si trovano di fronte, dal vivo o mediati da internet e specialmente dai social, non sono molto positivi.

Mi è capitato di recente di ascoltare il karaoke di un ragazzo di 11 anni, che imitava molto bene una canzone di Sfera Ebbasta che parlava di droga, sesso e soldi facili. Avrà capito quello che cantava? Forse bisognerebbe che i genitori riuscissero a parlare di più con i figli, gli insegnanti con i giovani studenti, il parroco e i catechisti con chi si prepara a ricevere i sacramenti. Un dialogo vero, unito alla testimonianza dei valori della vita che non passano.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo