Il massacrante lavoro in una miniera di coltan, in Repubblica democratica del Congo. In copertina: un gruppo di bambini in Congo orientale, dove si estrae l'80% del coltan mondiale.
L'Unione europea è la più grande economia del mondo,
il più grande blocco commerciale del mondo, e la patria di 500 milioni di consumatori. Ogni anno, minerali del valore di milioni di euro arrivano nell'UE da alcuni dei luoghi più poveri della terra. Non ci si interroga su come vengano estratti, o se il loro commercio alimenti conflitti nelle comunità locali. L'Unione europea non ha una legislazione che garantisca un approvvigionamento responsabile dei minerali da parte delle imprese. Ora è il momento di cambiare.
Il commercio delle risorse - come oro, diamanti, tantalio, stagno, rame e carbone - continua ad alimentare conflitti e violazioni dei diritti umani in molte aree fragili del mondo. Queste risorse entrano in catene di approvvigionamento globali e finiscono in prodotti che usiamo ogni giorno, come aeroplani, automobili, telefoni cellulari e computer portatili. Questi prodotti ci collegano alle centinaia di migliaia di persone che sono state sfollate e costrette ad abbandonare i loro territori a causa del conflitto nella Repubblica Centrafricana e la Colombia. Ci collegano anche alle migliaia di persone che hanno sopportato anni di violenze e abusi in alcune parti della Repubblica Democratica del Congo, e alle vittime sconosciute delle organizzazioni segrete di intelligence nello Zimbabwe.
Nel mese di marzo 2014, la Commissione europea
ha presentato una proposta di regolamento sul commercio di minerali dei conflitti che, se approvata, non riuscirebbe ad avere un impatto significativo. Il regolamento, così come proposto, include solo quattro minerali: stagno, tantalio, tungsteno e oro. È del tutto volontario, offrendo ai 300-400 importatori di questi minerali la possibilità (opzione volontaria) di dimostrare pubblicamente il proprio approvvigionamento responsabile attraverso un processo noto come "due diligence della catena di approvvigionamento". La legge coprirebbe solo una minima parte delle imprese europee coinvolte nel commercio, e lascia fuori lo stagno, tantalio, tungsteno e oro che entrano nell'UE in via indiretta, perché già lavorati e incorporati in prodotti che usiamo ogni giorno.
La Commissione per il commercio internazionale (Inta) del Parlamento Europeo
ha proposto che alcuni requisiti siano resi obbligatori, ma anche questi si applicano solo a una piccola frazione delle industrie coinvolte nel commercio dei minerali. La stragrande maggioranza ‒ tra cui alcune di quelle che importano minerali direttamente dalle zone colpite dal conflitto e ad alto rischio ‒ non avrebbe alcun obbligo di approvvigionamento responsabile. Le aziende che importano prodotti che contengono questi minerali rimarrebbero, con l’attuale proposta di regolamento, completamente fuori dai vincoli di due diligence.
Siamo ora davanti a una cruciale opportunità di progresso.
Ma la debole proposta che ora è sul tavolo lascerebbe l'Europa indietro rispetto agli sforzi globali, inclusi quelli contenuti nella legislazione vincolante approvata dagli Stati Uniti e da 12 Paesi africani.
Lei, in qualità di membro del Parlamento, può fare la differenza.
Chiediamo di votare il 20 maggio per una legge che:
* imponga a tutte le aziende che importano i minerali nell'UE ‒ sia nella loro forma grezza che contenuti in prodotti – di dotarsi di una catena di approvvigionamento responsabile (due diligence supply chain) e di report pubblici in linea con gli standard internazionali.
* sia abbastanza flessibile da coprire, in futuro, altre risorse che possono essere collegate a conflitti, le violazioni dei diritti umani e corruzione.
(Foto di Jan Bernas)
Contrastare il commercio assai lucrativo dei minerali dei conflitti
non porrà fine, di per sé, alla guerra, alla corruzione, alla violenza. Ad ogni modo, ostacolare il commercio è fondamentale per garantire pace e stabilità a lungo termine in alcune aree del mondo vulnerabili e ricche di risorse. Fino a quando un’industria illegale potrà prosperare senza controllo, il commercio dei minerali dei conflitti fornirà fondi e incentivi a tutti quei soggetti che perpetrano violenza. Coloro che portano sulle spalle il costo dei nostri deboli sforzi nel regolamentare questo commercio saranno alcuni dei cittadini più poveri e più vulnerabili del mondo. Per loro, l'inattività e un commercio irresponsabile hanno un costo veramente alto.
I firmatari
1. Amnesty International
2. Global Witness
3. ABColombia
4. Ação Franciscana de Ecologia e Solidariede (AFES)
5. Access Info Europe
6. ACIDH, Action Contre l'Impunité pour les Droits Humains (Action Against Impunity for
Human Rights)
7. Acidi Congo
8. ActionAid
9. AEDH
10. AEFJN (Africa Europe Faith & Justice Network)
11. African Resources Watch (AFREWATCH)
12. AK Rohstoffe, Germany
13. ALBOAN Foundation
14. Alburnus Maior (The Save Rosia Montana Campaign)
15. Alternative Information and Development Centre (AIDC)
16. Asia Indigenous Peoples Pact (AIPP), Thailand
17. Asociación Puente de Paz
18. Associació Solidaritat Castelldefels – Kasando
19. Atlantic Regional Solidarity Network
20. Ayar West Development Organization
21. Berne Declaration
22. BirdLife Europe
23. La Bretxa Àfrica
24. Broederlijk Delen
25. Business & Human Rights Resource Centre
26. CATAPA
27. CCFD-Terre Solidaire
28. CEDIB (Centro de Documentación e Información Bolivia)
29. Centre for Civil Society, Durban, South Africa
30. Centro de Investigación y Estudios sobre Comercio y Desarrollo (CIECODE)
31. Chiama l'Africa
32. Chin Green Network
33. Chinland Natural Resources Watch Group
34. Christian Aid
35. CIDSE
36. CIR (Christliche Initiative Romero)
37. CNCD-11.11.11 (Belgium)
38. Coalition of the Flemish North-South Movement - 11.11.11
39. Comité des Observateurs des Droits de l'Homme (CODHO)
40. Commission Justice et Paix Belgique francophone
41. Community Management Education Center
42. Congo Calling
43. Cordaid
44. Cordillera Disaster Response and Development Services (CorDis RDS)
45. CORE
46. Diakonia
47. DKA Austria – Hilfswerk der Katholischen Jungschar
48. Earthworks
49. Ecumenical Network Central Africa / Ökumenisches Netz Zentralafrika
50. Ecumenical Council for Corporate Responsibility (Rt Revd Michael Doe, Chair)
51. Enough Project
52. Environmental Justice Foundation (EJF)
53. Ethical Consumer Research Association
54. European Coalition for Corporate Justice (ECCJ)
55. European Network for Central Africa (EurAc)
56. FASTENOPFER/ Swiss Catholic Lenten Fund
57. FDCL (Center for Research and Documentation Chile-Latin America)
58. FIfF e.V.
59. FIDH
60. Focus on the Global South
61. FOCSIV (a federation of 71 Italian Catholic NGOs)
62. Forum Syd, Sweden
63. Foundation Max van der Stoel
64. Franciscan’s OFM JPIC Office, Rome
65. Friends of the Earth Europe
66. Friends of the Earth Spain
67. Fundación Jubileo - Bolivia
68. The Gaia Foundation (UK)
69. GATT-RN
70. German NGO Forum on Environment and Development / Forum Umwelt und
Entwicklung
71. Global Initiative for Economic, Social and Cultural Rights
72. Global Policy Forum
73. Green Network Sustainable Environment Group
74. “Grupo Pro Africa” Network
75. Habi Center for Environmental Rights, Cairo
76. Hands of Unity Group
77. IBIS
78. Info Birmanie
79. Indigenous Peoples Link (PIPLinks)
80. Informationsstelle Peru (Germany)
81. INKOTA-netzwerk e.V.
82. Integrate: Business and Human Rights
83. International Indian Treaty Council
84. International-Lawyers.Org (INTLawyers)
85. Investors Against Genocide
86. Jamaa Resource Initiatives, Kenya
87. Jesuit European Social Centre (JESC)
88. Jesuit Missions
89. Jesuitenmission Deutschland
90. Jubilee Australia
91. Just Minerals Campaign
92. Justícia i Pau
93. Khan Kaneej Aur ADHIKAR (Mines minerals & RIGHTS)
94. Kolko - Menschenrechte für Kolumbien e.V. (kolko - human rights for Colombia)
95. Koordinierungsstelle der Österreichischen Bischofskonferenz für internationale
Entwicklung und Mission (KOO)
96. London Mining Network
97. Magway EITI Watch Group
98. Magway Youth Forum
99. Marinduque Council for Environmental Concerns (MaCEC)
100. Medicus Mundi Alava
101. Milieudefensie / Friends of the Earth Netherlands
102. Mineral Policy Institute
103. mines, minerals & PEOPLE (MMP)
104. MiningWatch Canada
105. Mining Watch Romania Network
106. Misereor
107. Mundubat
108. Mwetaung Area Development Group
109. Myaing Youth Development Organization
110. The Natural Resource Women Platform
111. NITLAPAN-UCA, Nicaragua
112. Observatorio de Responsabilidad Social Corporativa
113. Oidhaco (a European network of 36 NGOs)
114. ONGAWA Ingeniería para el Desarrollo Humano
115. Organic Agro and Farmer Affair Development Group
116. Oxfam France
117. Partnership Africa Canada
118. PAX for Peace
119. Pax Christi, Deutsche Sektion