Caro Niccolò,
nel suo sobrio discorso di fine anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato anche di te, facendo un paragone tra i ragazzi del ’99, gli ultimi arruolati della Grande Guerra, e i nati cent’anni dopo, che il 4 marzo si recheranno alle urne, “protagonisti della vita democratica”.
E’ un paragone bellissimo, figlio mio, pur in un contesto diverso: la tua generazione è nata in un contesto di pace (nel 1999 la Seconda Guerra Mondiale era finita da 54 anni) e i vostri antenati le vittime sacrificali di un mattatoio che consumò la sua meglio gioventù nelle trincee del Carso.
Anche tu, figliolo caro, “ragazzo del ‘99” post litteram, riceverai il certificato elettorale e andrai per la prima volta alle urne. Sparerai il tuo colpo in canna per migliorare questo tormentato Paese. Ne abbiamo parlato una sera a cena, ricordi? Una delle poche in cui hai distolto lo sguardo dallo smartphone: “Papà, tu sei giornalista, spiegami, per chi devo votare”. Naturalmente ho risposto che eri tu a dover decidere, io ti avrei dato alcune informazioni di fondo. Ho provato un po’ palpitante a farti qualche domanda di base, davanti agli occhi compiaciuti di tua madre, giusto per capire da dove avrei dovuto partire, ma ho subito rinunciato: non sapevi niente di sigle, poco di personaggi, a parte qualche timida conoscenza per sentito dire di Berlusconi, Salvini e Renzi, non conoscevi programmi, tantomeno le ideologie di fondo e nemmeno la differenza tra destra e sinistra. Mi sono chiesto scuotendo la testa perché mandare alle urne questi spienserati diciottenni che nulla sanno di politica.
Tu però mentre brontolavo mi hai guardato col tuo solito sorriso beffardo e sei riuscito a sorprendermi. Da studente del liceo classico mi hai citato l’Atene dell’età classica, mi hai parlato di democrazia e della foga con cui i greci l’hanno difesa dai persiani al punto di dare la morte per essa, hai allargato lo sguardo e mi hai risvegliato antichi ricordi, come quell’epitafio di Pericle di fronte ai caduti del primo anno della guerra del Peloponneso riportato da Tucidide e che tutti politici dovrebbero conoscere. Me lo sono andato rileggere: “E per quanto riguarda poi la povertà, se qualcuno può apportare un beneficio alla città, non viene impedito dall'oscurità della sua condizione”. E’ per questo che i politici prendevano uno stipendio: perché a comandare non fossero solo i ricchi.
E a proposito di politici: molti di coloro che si presentano già governavano quando sei nato, simbolo di un sistema bloccato che ha prodotto nell’ultima legislatura 540 cambi di casacca su 950 parlamentari, oltre la metà. Cambiano le sigle, di quelle del centro nemmeno io riesco a ricordarmele, non i personaggi, quasi sempre gli stessi. E se sono nuovi hanno dietro quelli vecchi. Oppure sono vecchi anagraficamente. Quanto ai contenuti, a parte le dentiere gratis, gli slogan, i “muristi” e i “puristi”, i “progressisti”, un fiume di parole e un mare di promesse, non si riesce a percepirne la differenza.
Col tuo sorriso beffardo mi hai chiesto se riuscirai a ottenere un lavoro e cosa guadagnerai di pensione, mi hai citato la tua amica Josephine, 17 anni, che parla come te, ha i tuoi stessi gusti e disgusti, ha visto serie Tv su Netflix come te ma non è italiana perché i genitori sono africani, mi hai chiesto quale partito è meno indifferente di fronte alla dignità umana, se è vero che gli stranieri tolgono il lavoro agli italiani, mi hai parlato dei tuoi progetti dopo la maturità: di tecnologia, di Internet, di volontariato. Mi hai parlato per quasi un’ora della redenzione delle pene e del fatto che le carceri sono talmente sovraffollate che non è possibile redimere nessuno. Ti hanno sempre affascinato i temi sociali, la possibilità di poter avere un lavoro per tutti, possibilmente che piaccia a tutti.
E ancora una volta mi hai sorpreso chiedendomi perché il futuro del mondo è nell’aiuto a chi è meno fortunato di te (come fano quei giovani che dopo la laurea se ne vanno in Paesi lontani per aiutare gli orfani di strada) e poi le Organizzazioni non governative sono trattate alla stregua di organizzazioni contigue ai mafiosi e ai trafficanti di uomini. E allora mi sono un po’ ricreduto. E ho capito che non siete voi, ragazzi del ’99, inadeguati a questa politica, ma esattamente il contrario. E che sarai tu a insegnarmi come e cosa votare.