Il testo della petizione
CARO SALVINI, REGALA AI TUOI PARLAMENTARI UN LIBRO DI DON MILANI
«L’obbedienza a una legge sbagliata non è virtù, ma complicità». Così Matteo Salvini al suo comizio a Roma del 28 febbraio scorso, citando esplicitamente don Lorenzo Milani e la sua famosa lettera dell’11 febbraio 1965 ai cappellani militari (il titolo esatto è “L’obbedienza non è più una virtù”).
Perché riprendere don Milani? La risposta di molti commentatori politici è stata che probabilmente Salvini non aveva letto tutto il testo e non conosceva a fondo la figura del prete di Barbiana, visto che le posizioni del religioso sono quanto di più distante si possa immaginare da quelle del leader leghista.
Anche noi temiamo che abbia proprio sbagliato citazione, ci sembra che Salvini e il popolo leghista (specie ora che s’accompagna a Casa Pound e ai lepeniani) sia assai più vicino al Me ne frego di mussoliniana memoria che all’I care che sta ancora scritto sulla porta della stanzetta di don Milani a Barbiana.
Ma la risposta potrebbe essere un’altra: Matteo Salvini sapeva benissimo di chi e di cosa stava parlando, e non è vero – come alcuni hanno detto e scritto – che ha citato a sproposito.
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Ma se è così, allora dobbiamo pensare che il segretario della Lega condivida le idee (alcune? tutte?) del giovane prete. D’altro canto, Salvini non solo ha affrontato a pie’ fermo le critiche, ma ha ribadito la sua inclinazione donlorenziana pubblicando sul suo profilo face book il seguente breve post: «"L'obbedienza non è più una virtù", scrisse Don Milani. Quanto mai attuale». Della serie: sono convinto di quello che ho detto.
Allora, aiutaci, caro Matteo, sciogli l’enigma.
Ti lanciamo un appello: impegnati a regalare a tutti i parlamentari e consiglieri regionali leghisti una copia de “L’obbedienza non è più una virtù” e, se vuoi essere generoso, anche una di “Lettera ad una professoressa”, dove don Lorenzo insieme ai suoi studenti racconta il suo modello e il suo ideale di scuola.
Tutto il lavoro che don Milani nella sua vita ha fatto, ha mirato a una sola cosa: dare ai fragili e ai marginali parole e cultura sufficienti per difendersi da chi avrebbe potuto prevaricarli. Don Milani scrisse parole di fuoco contro qualsiasi forma di intolleranza: "Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.” Nella scuola di don Milani le porte erano aperte.
Allora Matteo, visto che hai dimostrato interesse nei confronti del pensiero di don Milani, apri anche tu le porte del tuo partito e fa’ entrare un po’ di idee nuove, un po’ di “I care”. Non guasterebbe.