«Io e Gianni Boncompagni cercavamo sempre modi diversi per far divertire Raffaella con scherzi e battute, e lei ci chiamava “cialtroni”. Ho ricordi bellissimi delle gite fatte insieme in campagna, de bagni in piscina e soprattutto di tante, tante risate». Così Renzo Arbore ricorda l’amica Raffaella Carrà in un’intervista rilasciata per il numero di Famiglia Cristiana in edicola questa settimana. «Raffaella aveva le candeline negli occhi», racconta Arbore. «Ricordo i miei genitori quando la vedevano in Tv. Mi dicevano: “Che brava questa ragazza. Si vede che ce la mette tutta”. Per questo è stata così tanto amata. Non si è mai risparmiata in ogni cosa che ha fatto. In questo era una vera emiliana: amava godersi la vita, ma anche fare bene le cose». «Quella di Raffaella è stata la più bella televisione del mondo, dove si voleva divertire ma anche educare il pubblico alla bellezza. Certe coreografie che ha interpretato sono delle vere opere d’arte. E poi c’era sempre il buon gusto. Anche il balletto del Tuca tuca, dove mostrava per la prima volta in Tv l’ombelico, era una cosa innocente, giocosa, tanto è vero che piacque moltissimo pure ai bambini». Nel servizio che il settimanale dedica alla showgirl scomparsa la scorsa settimana, si ricorda anche il suo rapporto con la spiritualità, dalle preghiere apprese da bambina dalla nonna che continuò a recitare per tutta la vita, alla devozione per Padre Pio, al ricordo della storica intervista con Madre Teresa di Calcutta che realizzò nel 1984 all’interno del programma mattutino Pronto, Raffaella?