Ettore Fusaro di Caritas e Dima che giocano a scacchi.
Nella luminosa sala del pianoterra Dima, 11 anni, è immerso in una partita a scacchi con Ettore Fusaro, referente di Caritas italiana e Caritas internationalis in missione in Moldova, sotto gli occhi curiosi del suo amico, Dima anche lui, e di altri ragazzini, Kolya e Sasha, tutti arrivati dall'Ucraina, dalle zone del Sud, Odessa e Mikolaïv. Siamo nella casa-famiglia Regina Pacis, nella parte nord della capitale moldava Chisinau, una delle strutture di accoglienza realizzate dalla Fondazione Regina Pacis, presente in Moldova da più di vent'anni, impegnata nell'assistenza ai più poveri, alle persone fragili, agli anziani - in particolare attraverso la mensa "Papa Francesco" -, alle donne vittime di tratta, ai bambini di strada, ai minori vittime di abusi e con problemi familiari, ai carcerati. E ora ai profughi ucraini, in collaborazione con altre realtà locali, come la Caritas, in un Paese che ad oggi ha accolto più di 450mila persone fuggite dalla guerra, di cui 100mila hanno deciso di fermarsi e non proseguire il viaggio verso altri Paesi europei. Con poco più di 2 milioni di abitanti, la Moldova è la nazione che ha dato accoglienza al maggior numero di profughi ucraini rispetto alla popolazione locale.
La casa-famiglia Regina Pacis sorge in una bella villa ristrutturata di quattro piani, immersa in un giardino, messa a disposzione della Fondazione dal movimento del Rinnovamento nello Spirito. Attualmente ospita 28 persone, fra madri con i figli e minori non accompagnati. «Soprattutto nella fase iniziale della guerra, molti genitori affidavano i propri figli a parenti, conoscenti, vicini di casa perché li portassero via con loro, oltre la frontiera», spiega don Cesare Lodeserto, vicario genarale della diocesi di Chisinau e legale rappresentante della Fondazione. «Alcuni minori si sono dspersi, poi sono stati ritrovati. Comunque sono arrivati qua senza le famiglie di origine».
La struttura funziona nella modalità dell'autogestione: un sacerdote pernotta nella struttura, ma nel corso della giornata le donne ospitate si organizzano in autonomia, collaborando fra di loro. L'obiattivo è permettere loro di ricreare l'amosfera di una casa, un focolare domestico in uno spazio indipendente, recuperando pian piano la stabilità e la normalità perdute sotto le macerie della guerra. «Noi come Fondazione forniamo tutto ciò che serve, dagli alimenti ai beni di prima necessità. Prestiamo assistenza per tutte le pratiche burocratiche. Per il resto, le ospiti si organizzano per cucinare, pulire, gestire le attività dei figli». Tutti i ragazzini tre giorni a settimana seguono le lezioni scolastiche attraverso la didattica a distanza con le loro scuole in Ucraina. Alcuni poi si sono iscritti in palestra, fanno sport, escono, giocano: tutte le attività di una vita nomale.
Dima, lo sguardo vispo diettro gli occhiali da vista, è arrivato da Odessa con sua mamma, Sveta. Lei, appoggiata alla porta della sala, osserva suo figlio con tenerezza. Parla solo russo, ma il suo sorriso è eloquente, ci offre un caffè. Racconta che ad Odessa ha lasciato suo marito, lei non lavorava, era casalinga e badava a Dima. A Chisinau è arrivata con la sua amica Iryna, la mamma dell'altro Dima e di Tanya, che ha 9 anni. I loro due figli erano compagni di classe e grandi amici. Iryna a Odessa lavorava in un laboratorio. Ora sono qui, insieme, nella casa-famiglia Regina Pacis: dandosi forza a vicenda le due giovani donne qui stanno provando a rimettere insieme i pezzi delle loro vite frantumate, con il pensiero e il cuore sempre alla loro terra, dove sperano di tornare presto.
Intanto, la partita va avanti. I due sfidanti, Dima ed Ettore, concentratissimi, non mollano. «Gli ucraini sono dei formidabili giocatori di scacchi», ricorda don Cesare. È così, in effetti. Ultime mosse. Dietro gli occhiali, il viso serio del ragazzino di Odessa si illumina in un grande sorriso: Dima ha vinto la sua partita.
(Foto in alto e in copertina di Ettore Fusaro: ragazzini ucraini accolti nella casa-famiglia Regina pacis di Chisinau)