L'arcivescovo (monsignor Cesare Nosiglia, il secondo da sinistra) e il sindaco di Torino (Piero Fassino) all'inaugurazione di Casa Giulia. Foto: La vocedeltempo.it
Nasce nel cuore di Torino una nuova risposta al dramma di chi ha perso la casa. E' una residenza temporanea da 48 alloggi, pronta per ospitare famiglie e giovani in difficoltà, ma anche studenti fuori sede, lavoratori e perfino qualche turista. Si chiama Casa Giulia e si presenta come un luogo familiare, a cui poter “dare del tu”. Dietro quel nome, però, è nascosta una storia che ha quasi due secoli.
La struttura è intitolata alla marchesa Giulia Falletti di Barolo (1785 – 1864), una luce di speranza nella travagliata Torino dell'Ottocento. Con il marito Tancredi si impegnò in progetti di solidarietà che tuttora colpiscono per la lungimiranza, il coraggio e la modernità di approccio. Era espressione della “santità sociale al femminile”: attualmente la Chiesa la riconosce come venerabile (ma la causa di beatificazione prosegue e presto potrebbero esserci novità di rilievo). L'impegno dei coniugi Giulia e Tancredi a favore degli ultimi continua oggi attraverso l'Opera Barolo, che, nel nome dei marchesi, cerca di tradurre le virtù antiche in progetti al passo coi tempi. E Casa Giulia è la sfida più recente.
Nell'edificio in effetti si trova una convivenza di elementi storici e contemporanei. «La casa fu edificata nel 1823 per volontà della marchesa» ha spiegato, durante una presentazione per la stampa, il presidente dell'Opera Barolo Luciano Marocco. «Era chiamata 'il rifugio' e dava accoglienza a donne con alle spalle esperienze tragiche di carcere o di abbandono. Dal progetto alla realizzazione passarono solo due anni: segno di quella concretezza e di quel 'bene fatto bene' che ha caratterizzato tutta l'attività dei marchesi». Nel '900 la struttura è stata per lungo tempo abbandonata, poi ha ospitato alcuni uffici del Comune. E ora riscopre la sua vocazione originaria, seppur in in un modo diverso.
Torino, Casa Giulia. Foto Ansa.
Tanti sono gli elementi innovativi del progetto di Casa Giulia. Colpisce intanto la pluralità di istituzioni coinvolte: oltre all'Opera Barolo sono intervenuti gli enti locali (Regione Piemonte e Città di Torino), le fondazioni bancarie (Compagnia di San Paolo e Crt), il variegato mondo delle cooperative.
Ma anche la composizione degli inquilini è particolare. Infatti l'idea
non è quella di creare una “comunità del disagio”, ma piuttosto di far
convivere storie e situazioni diverse. Alcuni alloggi (mono, bi e
trilocali) saranno affittati, con prezzo calmierato, a persone in
difficoltà; altri invece andranno in locazione con prezzi vicini a
quelli di mercato. Questo renderà il sistema sostenibile sul piano
economico.
Qualcosa di molto simile è già accaduto in un'altra residenza
temporanea, vicinissima a Casa Giulia. Si tratta dell'housing sociale
Luoghi Comuni che ha aperto i battenti quasi due anni fa e che ora
traccia un bilancio decisamente positivo. Questa esperienza è servita da
modello: non a caso entrambe le strutture (che avranno un unico
direttore) saranno gestite da una cooperativa del consorzio Kairos. E
già si pensa a possibili collaborazioni tra gli abitanti delle due case.
A Torino il cosiddetto social housing è ormai una tradizione e
un punto di riferimento a livello nazionale. Attualmente esistono 15
residenze temporanee di questo genere. Rispetto ad altre strutture,
però, Casa Giulia presenta un ulteriore vantaggio: è inserita nel
Distretto Sociale dell'Opera Barolo, una vera cittadella della
solidarietà che, grazie alla presenza di 14 enti partner, garantisce
ogni anni più di 20.000 interventi per persone disagiate. Ciò significa
che gli inquilini in difficoltà avranno a portata di mano una preziosa
rete di aiuti e servizi (soprattutto in ambito lavorativo) che potranno
aiutarli a riprendere in mano la loro vita. La permanenza a Casa Giulia
sarà al massimo di 18 mesi, terminati i quali gli ospiti dovrebbero
poter approdare a soluzioni più stabili. Infine, nello stile dell'Opera
Barolo, la residenza è anche attenta all'arte e alla bellezza come
strumenti di crescita personale. I muri sono stati decorati con opere
degli artisti David Tremlett e Ferruccio Dotta. Inoltre, negli spazi
comuni, si prevede di ospitare attività culturali e concerti. «Il
momento che stiamo vivendo» ha ricordato, poco prima di benedire la
struttura, l'arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia
«rappresenta una tappa importante di quel cammino che la Marchesa di
Barolo ha avviato con intelligenza e lungimiranza encomiabile come
esempio di amore ai poveri secondo la sua fede evangelica e di amore a
questa città di Torino che ha contribuito a rendere più umana, giusta e
solidale».