Rischia di tornare alla famiglia del boss il bene confiscato a Gaetano Badalamenti condannato all’ergastolo per l’omicidio di Peppino Impastato. «Sarebbe una sconfitta per i cittadini onesti», denuncia Giovanni Impastato fratello del giornalista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. A scongiurare il fatto che il casolare, con gli anni trasformato in un luogo culturale e ricreativo insieme con l’associazione Casa memoria Felicia e Peppino Impastato e al Comune di Cinisi, venga restituito ai Badalamenti anche una interrogazione parlamentare del questore della Camera Francesco D'Uva. «Nella lotta alla mafia i simboli sono fondamentali», ha dichiarato il deputato siciliano chiedendo l’intervento del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, «la restituzione dell'immobile alla famiglia Badalamenti è una sconfitta per tutti, innanzitutto per le Istituzioni, e uno schiaffo alla famiglia Impastato. È un segno di debolezza che, dopo decenni di iniziative messe in atto per il contrasto alla criminalità organizzata, non possiamo permetterci».
La confisca del bene è stata revocata dalla Corte d'Assise di Palermo per un errore commesso al momento del deposito della misura. Il 25 febbraio l'ufficiale giudiziario si è presentato a Casa Felicia e Peppino Impastato (ricordiamo che il bene è stato ristrutturato nel 2021 grazie a finanziamenti europei) per impossessarsi dell’immobile. La procedura di restituzione è stata però rinviata al 29 aprile. Leonardo Badalementi aveva cercato di riprendersi l’immobile già ad agosto 2020 forzando le serrature. Il Comune, però, che non aveva ricevuto la notifica della sentenza, glielo aveva impedito.
Il Comune, appoggiato sia dal ministero dell’Interno che dalle associazioni e dalla società civile sta facendo il possibile per scongiurare che il bene torni in mano alla famiglia del boss. Per evitare che i casi possano ripetersi, il questore D’Uva ha anche annunciato il deposito di un disegno di legge volto a inserire in Costituzione «il principio della destinazione a uso sociale dei beni sequestrati o confiscati a qualunque titolo alla criminalità organizzata. Dobbiamo rendere chiaro che lo Stato, di fronte all amfia, non indietreggia».
Dal canto suo l'avvocato di Leonardo Badalamenti, Christian Alessi, respinge la ricostruzione da noi riportata che è quella fatta da Casa Impastato, dal Comune di Cinisi e dai deputati che hanno presentato l'interrogazione parlamentare e sostiene, citando la corte di Assise di Palermo, che il bene non poteva essere confiscato perché il "cespite in argomento non potrebbe ritenersi espressione del reinvestimento di capitali illeciti da parte del dante causa del Badalamenti Leonardo avendolo egli ricevuto per donazione dalla sorella" e che l'assegnazione all'associazione Casa Felicia e Peppino Impastato è successiva al procedimento di revoca della confisca.