Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 07 novembre 2024
 
Giustizia
 

Caselli: sa tanto di rappresaglia e danneggia soprattutto i cittadini e la giustizia

11/06/2014  L'autonomia del magistrato è garanzia per il cittadino: un magistrato intimidito rischia di non tutelare il debole contro i poteri forti.E' un tema che chiede il cesello, qui si legifera con la clava

Parla pesando le parole Gian Carlo Caselli, le lascia uscire misurate e staccate, ma l’assenza di concitazione non cela l’indignazione anzi. Non è più parte in causa, è in pensione da qualche tempo e questo rende anche più autorevole il parere: «Il tema della responsabilità civile dei magistrati è molto complesso, perché è complicatissimo equilibrare gli interventi a riguardo con la tutela del valore costituzionale dell’indipendenza della magistratura, che non è un privilegio di casta, ma una garanzia per i cittadini. Se la magistratura  è indipendente c’è almeno una speranza che la giustizia sia uguale per tutti, laddove indipendente non è, il rischio è che faccia gli occhi dolci a questo e la faccia feroce a quello».  

Caselli non esclude che si possano rivedere le norme vigenti in materia di responsabilità civile dei magistrati, ma pretende altri modi: «Si può rivedere, precisare, una materia che è già disciplinata oggi – il cittadino danneggiato oggi può far causa allo Stato che si rivale sul magistrato che ha sbagliato ­­- ma va fatto con il cesello, non con la clava, non con il piccone, come questo emendamento incredibile fa».

Da che cosa lo deduce? «Lo prova l’assoluta vaghezza dei concetti che non è degna di un legislatore: parliamo non solo di atti o provvedimenti giudiziari ma di comportamenti. Che cosa è comportamento? Parliamo di diniego giustizia, che vuol dire: che non do ragione a chi la pretende? Non solo, un emendamento come questo apre la possibilità a un’azione civile contro il magistrato a processo in corso. Poniamo: io, cittadino, sono destinatario di un provvedimento di custodia cautelare. E siccome vado dentro per rissa da stadio, chiedo al giudice di sentire come testimoni tutti i presenti allo stadio pieno: trentamila persone. Se il giudice seleziona e non li sente tutti gli intento causa per diniego di giustizia».

Più o meno quello che accadeva con il disegno di legge cosiddetto processo lungo…: «Sì, ci avevano già provato. Non solo, non c’è scritto da nessuna parte che la responsabilità civile non possa essere invocata più volte nello stesso caso, ci provo: prima per il diniego, poi per un comportamento, poi per pretesa violazione manifesta del diritto. Poi chissà. Ma questo è un modo, da parte di chi può permetterselo, di fare rappresaglia, di intimidire, di minacciare».

Caselli lascia intendere che davanti a un giudice intimidito ci rimette la società intera, lesa dal reato, e ancora di più la vittima del reato che così non avrà mai giustizia: «Non mi sembra un caso che questo emendamento venga approvato in maniera rocambolesca subito dopo i casi Expo, Mose e dopo le condanne definitive di Dell’Utri e Berlusconi. Sa di rappresaglia contro la categoria intera, ma il contenuto della norma agisce contro il singolo magistrato che abbia fatto il proprio dovere contro interessi e poteri forti: si pensi agli interessi in gioco nei casi di Torino in materia di salute pubblica, di infiltrazioni mafiose, di sicurezza sul lavoro. Chi tutelerà vittime e deboli davanti a tanta forza intimidatrice decisa a farsi valere?».

Ci sono rischi anche sul civile? «Parrebbe di no, perché il civile non prevede limitazioni della libertà personale, ma non escluderei che l'emendamento potesse essere interpretato in chiave estensiva, che qualcuno intenti causa perché si sente danneggiato da un provvedimento di collocamento di un minore, magari maltrattato, in comunità. In estrema ipotesi astratta c’è anche questo dubbio».

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo