Cassiodoro il Grande sugli altari? E' questa la prospettiva che monsignor Vincenzo Bertolone, vescovo della diocesi di Catanzaro-Squillace, ha voluto indicare durante un incontro con la stampa, seguendo un'intuizione del suo predecessore, monsignor Antonio Cantisani, che ora trova slancio e nuovo impulso.
Uomo di cultura e di dialogo nell'Italia che trovava nuovi assetti dopo il crollo dell'impero romano, Marco Aurelio Cassiodoro fu una grande figura di "ponte" tra due mondi. Consigliere di quattro re goti, fu sempre un convinto assertore del ruolo della fede cristiana quale spunto di relazione tra popoli e civiltà che erano fino a quel punto entrati in contatto in modo quasi solo violento.
All'opera avviata da monsignor Bertolone dovranno naturalmente collaborare storici e studiosi, in primo luogo l'Associazione Centro Culturale Cassiodoro, presieduta da don Antonio Tarzia, che ha molto lavorato per far riscoprire la figura del grande intellettuale cristiano e che l'8 agosto assegnerà il Premio Cassiodoro il Grande 2011.
Alcuni personaggi della storia anche più antica continuano a far discutere e a perpetuare tradizioni e manifestazioni lungo la Penisola. Uno di questi è Cassiodoro che ha ispirato il Premio “Cassiodoro il Grande 2011”, in corso l’8 agosto 2011 nella città che ha dato i natali al funzionario pubblico e fine intellettuale della Magna Grecia.
Il Premio, gestito dall’Associazione Centro Culturale Cassiodoro, quest’anno viene assegnato al giornalista della Rai Rosario Carello, al vescovo emerito Antonio Cantisani, al professor Carlo Pappone, al dottor Sante Bagnoli e al commendatore Gesualdo Federico.
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro è vissuto nel VI secolo (490-583) ed è stato un grande protagonista della storia italiana nel passaggio tra antichità e Medioevo. Nato a Squillace (Cz), entra nella pubblica amministrazione dei re ostrogoti (Teodorico, Alarico e Vitige), in un periodo di grandi trasformazioni politiche e sociali che vedono il crollo dell’Impero romano e l’assorbimento delle popolazioni barbare: Goti prima e Longobardi poi.
Dopo un’esperienza a Costantinopoli, amareggiato e deluso, Cassiodoro ormai all’età di 60-70 anni, si ritira nei suoi possedimenti, nella comunità Vivarium, dove raduna studiosi dediti alla conservazione del sapere e alla trascrizione di manoscritti. Vasta la sua produzione letteraria e storica che non ci è giunta però nella sua interezza. Tra le sue opere: Chronica, la storia dagli Assiri a Teodorico; Gothorum Historia, di cui è rimasta una sintesi; Variae, documentazione inerente il periodo delle sue cariche pubbliche durante il regno ostrogoto; De Anima; Expositio Psalmorum, unico commento ai Salmi del periodo tardo-antico che fonde cultura classica e cristiana; Institutiones, che detta le regole per la conmunità vivariense; Complexiones, un commentario ad alcuni libri del Nuovo Testamento; De Orthographia, sulla corretta scrittura in latino, è l’ultima sua opera redatta all’età di 93 anni.
Sulla variegata e complessa figura di Cassiodoro, vissuto nello stesso periodo di san Benedetto, Franco Cardini ha realizzato uno studio che fa il punto delle nostre conoscenze: Cassiodoro il Grande (Jaca Book) che merita di essere letto per capire la storia italiana, anche quella più recente che usa termini come radici cristiane, tradizioni locali, popoli e nazioni. Non bisogna infatti dimenticare come gli italiani si sono formati, mescolati e rivitalizzati nel corso dei secoli, grazie anche all’intelligente opera di personaggi come Cassiodoro da Squillace e Benedetto da Norcia.
- Franco Cardini, come e perché si è accostato alla figura di Cassiodoro?
«Non mi ero mai occupato di basso Medio Evo, anche se ammiro Agostino. Finché il Comune di Milano non mi chiese di occuparmi di sant’Ambrogio che non mi è mai stato simpatico. La cosa funzionò, tanto che uscirò presto con una biografia su Ambrogio e un editore mi ha chiesto un saggio sulle persecuzioni contro o a favore dei cristiani. Nel frattempo la Regione Calabria mi chiese la biografia di Cassiodoro».
- Che cosa ha scoperto?
«La profondità della sua testimonianza religiosa e culturale. La grande serietà e moralità di uno vissuto nel mondo rimanendo fedele al suo ideale. Cassiodoro è stato tanto calunniato, accusato di essere stato tattico, attendista, quando invece si è dimostrato di straordinario equilibrio, sempre coerente. Ha salvato il salvabile in un’epoca molto travagliata. Cassiodoro non è inferiore in nulla a Benedetto, anzi ne ha ispirato la linea».
- Si parla di secoli bui e di decadenza…
«Sono stati tempi difficili per l’Occidente, che però era circondato e coinvolto in esperienze interessanti, provenienti dal mondo arabo, bizantino e cinese. Il mondo monastico e le monarchie romano-barbariche sono stati grandi e lungimiranti nel riorganizzare la loro identità culturale. Bisogna guardare all’insieme, come ha fatto Cassiodoro che aveva una mentalità complessiva, ellenistica. Semmai il Vivarium è stata un’esperienza chiusa in sé, mentre i Benedettini si sono aperti e hanno guardato al futuro, irradiandosi in Europa».
- Come definirebbe Cassiodoro?
«Una grande cerniera di incontro e scambio nella vita politica del Mediterraneo. Ha colto la profondità della crisi in Italia e ha salvato l’essenziale: il rapporto tra fede cristiana e vita politico-culturale, più lucidamente di Benedetto. Cassiodoro era favorito dall’ampiezza di mezzi economici e dalla longevità della sua vita, anche se ciò ha compromesso la prosecuzione di Vivarium che era lontano da Roma e a rischio per il pericolo musulmano».
- I Goti erano barbari, gli extracomunitari del momento…
«Immaginiamo
i Goti con i corni, ma sono stati quelli più a lungo in rapporto con il
mondo romano. La loro conversione al cristianesimo è stata più profonda
grazie alle traduzioni nella loro lingua. Si deve ai Goti se i Germani
hanno avuto accesso al cristianesimo. Cassiodoro si mostrò molto
interessato alle altre culture. La corte di Teodorico non era barbarica,
ma profondamente greco-romana. Così pure la corte di Attila. Diverso il
discorso con i Longobardi che erano mercenari».
- Cosa rimane attuale di Cassiodoro?
«È
l’anello di congiunzione con il mondo antico, il traghettatore di una
cultura. Appartiene sicuramente alla grande tradizione culturale
ellenistica e mediterranea, più greca che romana, ma è profondamente
cristiano. Si pone davanti a un mondo che cambia, ci sono popoli nuovi
che arrivano con cultura, eredità, tradizioni da tradurre nella civiltà
che li ospita. Cassiodoro si rende conto che dall’incontro tra le due
civiltà verrà una sintesi nuova, anche se non poteva immaginare il
processo violento di riconquista da Oriente che ha sconquassato la
sintesi avviata in Italia. Nell’immediato il mondo è andato allo scontro
di civiltà, ma poi ha prevalso la linea della sintesi che Cassiodoro
non ha fatto in tempo a vedere».
- Il libro, tanto promosso da Vivarium e Montecassino, è finito?
«Gutemberg ha
eliminato gli amanuensi, non l’essenziale del libro. Oggi cambia il
supporto, ma per prudenza continueremo a usare il libro a stampa accanto
a quello elettronico. L’elettronica è pensata non per sostituire il
libro ma il tanto materiale cartaceo nel processo di archiviazione. Il
computer ricorda il processo di scrittura a mano, è aperto alle
variazioni, mentre il libro è un processo chiuso. Rimane poi il problema
della fragilità del prodotto elettronico, oltre alla sua credibilità
per quanto riguarda le fonti. Se poi vogliamo un consiglio per sostenere
il libro: ai ragazzi non regaliamo playstation e telefonini, ma libri.
Spingiamo per un rapporto di complementarietà».
- Si può considerare Vivarium come la prima università?
«L’università
nasce come un centro commerciale in cui si mettono a disposizione,
dietro pagamento, libri e maestri. Nasce in una società aperta e
commerciale, con un rapporto volontario tra cultura ed economia.
Vivarium può essere considerato università in quanto si impartisce un
sapere diversificato, ma Cassiodoro si è ispirato piuttosto
all’accademia romana».